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La vita è facile ad occhi chiusi

Regia di David Trueba vedi scheda film

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La recensione su La vita è facile ad occhi chiusi

di alan smithee
6 stelle

Il titolo vuole in qualche modo porre una difesa, costruire uno schermo, uno scudo per porre in situazione di riparo i tre nostri protagonisti, tutti vittime di un regime, di un costume di vita, di un mondo che non riescono più a sopportare e a cui non desiderano più uniformarsi. Come se, chiudendo semplicemente gli occhi e vivendo dominati dalla propria visione intima della vita e dell'esistenza, potessimo rifuggire finalmente tutti gli ostacoli che ci allontanano dalla realizzazione dei rispettivi ideali, e potessero finalmente avverarsi quei sogni e quei desideri che a volte davvero sentiamo di meritarci.

Nella Spagna dittatoriale degli anni ’60, un mite professore di inglese, Paco, celebre ed apprezzato dai suoi studenti per la tendenza a insegnare la lingua straniera in buona parte attraverso le canzoni straniere (spesso nemiche del regime), decide di intraprendere, nel periodo di vacanza e chiusura delle scuole, un lungo viaggio a bordo della Fiat 850 verde del padre (un pò il simbolo del film, che crea un bel contrasto pittorico con il beige cangiante della sabbia desertica circostante), fino ad arrivare nell’assolata Almeria, zona da tempo presa d’assedio dai set cinematografici americani ed italiani per la realizzazione di western in economia. In quel luogo deve arrivare il cantante dei Beatles John Lennon, ingaggiato pure lui per girare un film inglese. Paco adora quel cantante e trova nei testi delle sue canzoni quell’afflato di libertà che nella Spagna di quegli anni ogni spirito libero vedeva castrato ed irrealizzabile se non nel sogno.

Strada facendo si uniscono a lui due giovani fuggiaschi: una ragazza madre fuggita da un convento di monache senza cuore, ed un ragazzino fuggito di casa, ufficialmente per un banale alterco con il padre dovuto all’imposizione, giudicata inaccettabile, di tagliarsi i capelli troppo lunghi.

Il viaggio col professore diverrà una vera e propria esperienza di vita per entrambi, ed un modo per maturare in fretta prendendo ognuno consapevolezza di come la libertà di pensiero e d’azione, la capacità di poter pensare con la propria testa e la propria coscienza, nonché poter crescere istruiti e liberi da vincoli assolutisti, non possa che risultare la strada più sicura e certa per raggiungere ognuno la realizzazione delle proprie attitudini e soddisfazioni.

David Trueba, fratello del più noto Fernando, qui al quarto film, dirige la commedia trionfatrice ai premi Goya 2014, fortemente e piacevolmente radicata nel passato tragico ed assolutista della Spagna dei primi decenni della seconda parte del 900: una storiella lieve ben interpretata dal noto ed apprezzato attore almodovariano Javier Càmara e da tutto un restante cast di volti a noi poco noti, ma efficaci e schietti nella buona resa dei rispettivi personaggi, spesso scanditi e raccontati con buon spessore narrativo, nonostante la leggerezza certamente cosciente in cui tutta la vicenda viene mantenuta, anche nei suoi momenti tipicamente più drammatici. I loro visi puliti e schietti sono la migliore rappresentazione della volontà di ribellarsi ad una società che è stata schiacciata dalla rigidezza delle proprie regole quasi sempre insensate e utili solo a mantenere l'obbedienza e l'immobilità nell'ingiustizia e nella sopraffazione.

Ma il vero punto di forza della pellicola, quello che conquista e rimane nei ricordi dello spettatore, è il paesaggio brullo e superbo dell’Almeria, la luce abbagliante e calda che dà vita e rende epica anche una storia minimale in cui il sogno di un incontro prezioso ed esclusivo trascina in un road movie un piccolo gruppo di anime pure e poco propense a farsi sotterrare dai rigidi e sterili dettami di una dittatura incongrua come tutte, ed utile solo a generare paura e disparità di trattamento tra i pochi al comando, e la massa di umili costretti alla fame o al puro sostentamento.

Molto più che un semplice sfondo, il paesaggio brullo ed arido ma altamente seducente, così “americano” del sud della Spagna, diviene il jolly di un piccolo film altrimenti solo gradevole e ingenuamente accattivante.

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