Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film
Polonia, anni '60: Anna, il cui vero nome è, appunto, Ida (Agata Trzebuchowska all'esordio) è una novizia che, a pochi giorni dal prendere i voti, viene inviata dalla zia Wanda (Agata Kulesza), in passato giudice severo (veniva chiamata Wanda la sanguinaria) nei confronti di chiunque si opponesse al regime socialista con molteplici condanne a morte e ora in preda ai fumi dell'alcool e avida fumatrice, per trascorrere un po' di tempo con lei e andare alla ricerca delle proprie radici. La giovane scoprirà di essere ebrea e molti altri 'segreti' sulla sua famiglia e la sua fede verrà messa a dura prova, attraverso un viaggio per le strade e le cittadine del suo paese, in cui le due donne finiranno per conoscere se stesse e, dopo un'iniziale diffidenza e un modo di concepire la vita diametralmente opposto, forse anche provare dell'affetto l'una per l'altra.
'Ida' è un Road Movie particolare in cui il regista Pawlikowski opta per una messa in scena molto scarna, che nelle scenografie spesso spoglie ricorda Carl Theodor Dreyer e nell'immobilità della camera fissa, nonché nelle tematiche, un altro cineasta nordico, cioè Ingmar Bergman, immergendo la storia in uno stupendo bianco e nero, a cura di Lukasz Zal e Ryszard Lenczewski, dandole così un'atmosfera come sospesa in un paesaggio fuori dal tempo.
I temi affrontati, della scelta tra fede, vocazione religiosa e laicismo, incarnati da Ida da un lato e del passato che pesa come un macigno e del rimorso, raffigurati da Wanda dall'altro, vengono trattati con grande profondità d'analisi e con scelte non di comodo dall'autore, che evita prese di posizione nette ma lascia che siano le immagini a 'parlare'.
Il film è ricco di inquadrature molto ricercate - con gli attori spesso in un angolo o comunque non al centro dello spazio ripreso e più di una volta in campo lungo, a far si che sia il paesaggio a diventare un 'attore' del film e, come già detto con la mdp, tranne nella scena finale in movimento, sempre fissa e gli attori che muovendosi entrano ed escono dall'inquadratura - ma tutte funzionali alla narrazione, che procede con un ritmo blando ma perfetto per le situazioni che mostra.
Molto brave le due attrici, una agli esordi e l'altra già di grande esperienza, in ruoli antitetici che le rendono l'una il complemento dell'altra.
Da sottolineare la parte musicale della pellicola, con musica classica off alternata a pezzi di musica leggera (con la presenza di autori italiani come Celentano e Fred Buscaglione) inseriti diegeticamente.
Pawel Pawlikowski con quest'opera densa e rigorosa riesce, dopo numerosi premi in giro per il mondo, a portare a casa anche l'Oscar per il miglior film in lingua straniera: è la prima volta per una cinematografia prestigiosa come quella polacca che, nonostante maestri come Polanski e Wajda (quattro nomination tutte inevase), pare incredibile, ma non era mai uscita vittoriosa; finalmente tale lacuna è stata colmata!
Voto: 8.
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