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Scarface

Regia di Howard Hawks, Richard Rosson vedi scheda film

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La recensione su Scarface

di chinaski
8 stelle

I film di gangster sono un vero e proprio genere del cinema americano. Un genere autoctono proprio come il western. In America negli anni venti e trenta la malavita si ritrovò ad avere un ruolo di primo piano all’ interno della vita della nazione. Questi film cercavano, in un certo senso, di delineare quelle che erano le caratteristiche degli ambienti malavitosi e dei personaggi che li popolavano. La censura, però, non permise mai aperti elogi o rappresentazioni romantiche di questi ultimi. Alla fine dovevano sempre morire e la Legge doveva essere quella che trionfava. Una classica balla che gli americani amano raccontare. Molto meglio, naturalmente, la fine degli Intoccabili di Brian De Palma. In cui il poliziotto Kevin Costner capisce la fondamentale inutilità di difendere una legge che non si basa su principi morali ma su principi economici.
In Scarface, il personaggio principale Tony Camonte diventa maschera di tutti quei tratti che contraddistinguono un gangster. Donne, soldi, armi. Irriverenza,istrionismo e megalomania. Tony Camonte sembra essere al di sopra di ogni morale. Egli decide e le cose accadono. E’ questa la peculiarità dei gangster. Parola e azione coincidono in maniera perfetta.
L’ immagine del gangster che vediamo in questo film ha però il suo fascino. Un uomo che non rispetta nulla tranne i suoi desideri potrebbe sembrare un uomo libero. Forse è per questo che il gangster ha sempre avuto così tanta considerazione nel cinema. Il bandito in fondo è una sorta di anarchico. Uno che combatte il potere costituito e non accetta le regole del sistema.
Polizia e criminalità sono da sempre le due facce della stessa medaglia. Gli uomini sono gli stessi, cambia solo il lato dove schierarsi.
A livello filmico vale la pena soffermarsi su alcune sequenze.
Quella di aperura è molto bella. Un lungo piano sequenza che mostra la morte del vecchio boss Louis Costello. Si parte dall’ immagine di una croce formata da due cartelli stradali, poi la mdp entra nel locale di Costello, inquadra lui e i suoi amici ad un tavolo per poi andare a prendere l’ ombra di un gangster. Questi non lo vedremo mai, vedremo solo la sua ombra avanzare su un muro fino a quando raggiunge l’ ombra di un’ altra croce (questa volta è quella di una finestra divisa in quattro). Ed è a questo punto che la morte arriva.
Geniale, in questo senso, è l’ aver fatto coincidere l’ elemento visivo della croce, della X con l’ arrivo della morte. Questa trovata ritornerà in altre parti del film (la strage di San Valentino) in modo che la X diventi elemento filmico a tutti gli effetti. Un’ immagine acquisice senso e preannucia l’ evolversi degli eventi.
Howard Hawks prese spunto per questa idea dai giornali del suo tempo. Dove nelle foto era segnato con una X il luogo dove era stato trovato un cadavere ucciso dalla malavita o dalla polizia.
Degno di nota mi sembra anche un piccolo inserto extradiegetico dove il susseguirsi dei giorni e il rispettivo aumentare della violenza nelle strade viene rappresentato con le pagine di un calendario che si staccano velocemente insieme ad una mitragliatrice che spara.
E infine molto interessante è anche la scena al bowling, dove capiamo che la vittima è morta mentre osserviamo un ultimo birillo cadere sulla pista al suono di una mitragliatrice che spara.
Come si può capire da queste piccole descrizioni Howard Hawks, anche essendo un regista interessato soprattutto alla narrazione, è uno che non disdegna l’ utilizzo di quegli elementi propriamente filmici che possono consentire una grande libertà espressiva al regsita.
Vorrei concludere ricordando che molta della malavita di allora era di origne italiana. Ora noi ci lamentiamo tanto degli stranieri che ci sono in Italia . Se solo guardassimo a quello che eravamo in America in quel periodo forse parleremmo con meno intolleranza. E potremmo cercare di capire quali potrebbero realmente essere le occasioni di incontro e scambio tra culture diverse.

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