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Scaramouche

Regia di George Sidney vedi scheda film

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La recensione su Scaramouche

di millertropico
8 stelle

Tratto dall'omonimo romanzo di Rafael Sabatini del 1921 che aveva già avuto un adattamento cinematografico nel 1923 per la regia di Rex Ingram, con Ramon Novarro, Scaramouche, realizzato da George Sidney nel 1951 e distribuito in sala l'anno immediatamente successivo, è considerato giustamente anche ai giorni nostri uno dei più godibili e riusciti film di cappa e spada di tutti i tempi. 
Per evidenziarne il valore anche spettacolare delle funamboliche riprese, basta ricordare l'indiavolato ritmo della sequenza del duello finale, che dura quasi dieci minuti e mostra i due contendenti che si sfidano spesso in precario equilibrio sulle balconate, i praticabili, le quinte, le scene, i corridoi e le poltrone del teatro.
L'azione è ambientata nella Francia del 1789. Siamo quindi alla vigilia della Rivoluzione che modificherà i rapporti sociali non solo in Francia, ma nel mondo intero, aprendo la porta alla modernità.
Il protagonista della storia il cinico e brillante André Moreau che per vendicare la morte di un suo amico repubblicano (Philippe) ucciso in duello dal marchese De Maynes, decide di unirsi a una compagnia di attori girovaghi dove lavora anche Léonore, la sua fidanzata. Deciso a portare a termine l'impresa ad ogni costo, per avere qualche possibilità di successo contro De Maynes che è un formidabile spadaccino, si esercita in lunghe lezioni di scherma un pò in incognito per  cercare di diventare un agguerrito avversario degno di contrapporsi a una delle più temibili lame di Francia (per fugare ogni possibile sospetto, si nasconde comuqnue dietro la maschera di Scaramouche, ispirata a un personaggio della commedia dell'arte, che indossa anche sulla scena).
Su richiesta esplicita dei Repubblicani con i quali condivide i suoi ideali, si unisce sempre in incognito all'Assemblea Nazionale, decimata dai nobili guidati da De Maynes sperando così di trovare prima o poi l'opportunità più propizia che gli consenta di raggiungere il suo scopo. Sarà invece proprio il teatro che gli fornirà l'occasione reale di sfidare finalmente il suo nemico giurato in un duello all'arma bianca davvero mozzafiato (quello a cui accennavo prima). Ovviamente... l'happy end è assicurato e diventa la graditissima ciliegina su una altrettanto saporosa torta come questa.
E' davvero il tipico prodotto MGM diquel periodo (la casa di produzione era reduce dal successo conseguito con Singin'  in the rain) che investì oltre tre milioni di dollari nella sontuosa realizzazione anche scenografica dell'opera, puntando soprattutto sul tono scanzonato e parodistico da imprimere alla pellicola (sceneggiata da Ronald Miller e George Froeschel) affidata appunto all'estro registico di George Sidney (che dal canto suo se fosse stato libero di scegliere autonomamente, avrebbe preferito realizzare un film che fosse un musical con protagonista Gene Kelly da lui già diretto con successo nella a tutt'oggi ancora migliore riduzione per lo schermo de I tre moschettieri).
Non sappiamo quale avrebbe potuto essere il risultato se avessero ascoltato Sidney, ma la scelta della produzione di optare invece per il granitico e fascinoso Stewart Granger ritenuto più idoneo per una lettura dal ritmo travolgente come questa e dove comunque sono le coreografie dei duelli ad essere assimilabili a buon diritto a "balletti degni di un musical" (soprattutto l'ultima scatenata sequenza di cui sopra), è stata sicuramente felice e indovinata. Ma tutto il cast è di ottima levatura: un quartetto straordinariamente affiatato che annovera a fianco del già citato Stewart Granger (che - nota non secondaria - interpretò da solo anche tutte le scene di duello)  un altrettanto fascinoso Mel Ferrer (doppiato però per le schermagie dal maestro di lama Jean Heremans, che era stato anche il responsabile dell'addestramento del protagonista) e, nel reparto femminile - entrambe bellissime -, la "popolana" Eleanor Parker e l'"aristocratica" Janet Leigh,
Insomma un piccolo gioiellino che - come scrisse a suo tempo Lourcelles "riesce a mescolare con sapiente grazia l'azione, le convenzioni del genere e l'ironia (l'apparizione finale di Bonaparte, le sfide a duello come provocazioni all'Assemblea).
Da segnalare come ultima curiosità, che Rafael Sabatini (ideale erede di Dumas padre) era nato a Jesi (Ancona) da padre marchigiano e madre inglese. Questo suo romanzo, tutt'altro che dimenticato, è stato infatti ripubblicato nel 2009 dall'editore Donzelli, con una prefazione addirittura di Goffredo Fofi.

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