Regia di Lone Scherfig vedi scheda film
I più ricchi, aristocratici e brillanti (a detta loro) d’Inghilterra sono riuniti in una confraternita non tanto segreta, l’antico (1776) Riot Club. Il numero dei membri, per regolamento, dev’essere di dieci persone, al momento sono in otto e decidono perciò di trovare due papabili candidati e cominciare l’iniziazione.
Posh, che significa snob, è stato scelto in modo calzante come titolo per la versione italiana del film. L’opera, interpretata magistralmente da tutti gli attori, in particola da Max Irons (figlio di Jeremy) spiazza lo spettatore a metà film, momento in cui si passa dalla commedia degli eccessi agli eccessi e basta. Vuole mostrare, riuscendoci, uno spaccato dell’Inghilterra, quello delle caste, del cognome e dei titoli regali.
È la trasposizione cinematografica dell’omonima pièce teatrale di Laura Wade (sceneggiatrice anche del film), ispirata, in modo fittizio, al reale Bullingdon Club di Oxford.
Si inizia a guardare questo film con curiosità e entusiasmo per rimanerne poi disgustati per i risvolti inaspettati.
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