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La vita oscena

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su La vita oscena

di Spaggy
8 stelle

Tratto dal romanzo autobiografico di Aldo Nove, La vita oscena di Renato De Maria è una boccata di ossigeno nell'asfittico panorama cinematografico italiano. Lontano dagli schemi del neorealismo o del dramma di approfondimento psicologico, il film dimentica consapevolmente la narrazione per perdersi nei meandri dei pensieri del giovane protagonista Andrea, un adolescente che dopo aver perso entrambi i genitori parte a bordo del suo skateboard alla ricerca della morte solo per trovare la vita e una ragione per cui essa vale la pena di essere vissuta.

Clement Metayer

La vita oscena (2014): Clement Metayer

 

 

Inseguendo la figura del suo poeta mito, quel Georg Trakl morto suicida a soli ventisette anni per un'overdose di cocaina, Andrea si procura dopo vari pensieri tesi a mettere fine alla propria esistenza 17 grammi di cocaina con cui raggiungere il proprio obiettivo. La droga, grammo dopo grammo, dà il via a una lenta discesa negli inferi, portando il protagonista, antieroe per eccellenza, ad affrontare una prova di iniziazione dietro l'altra, iniziazione che passa attraverso la via della perdizione e della sperimentazione sessuale. Portando il proprio corpo alle estreme conseguenze e sottoponendolo a sforzi fisici quasi soprannaturali (rimane un mistero come si possa sopravvivere a tale quantità di sostanza stupefacente in circolo), Andrea è come se volesse liberare la sua anima dà un corpo ormai stretto e limitante: abbandonando il peso del proprio ego corporeo, pensa di ritrovanere una dimensione pacifica in cui poter tornare a vivere sereno con il padre e, soprattutto, con la madre "figlia dei fiori" prematuramente scomparsa dopo un cancro fulmineo. Sesso promiscuo, sesso estremo: da un rapporto omosessuale a uno con una escort di professione, da un triangolo con due milf tutt'altro che sensuali a una esperta di pratiche sadomaso, Andrea non si risparmia nulla. Come se la punizione fosse la via per l'espiazione di un peccato mai commesso ma percepito come facente parte della sua natura, una sorta di peccato originale da espiare per poter esser felice. Cerca serenità Andrea, si illude di trovarla nella poesia (che compensa ma non colma i vuoti), si convince che sia nel saluto alla terra.

 

Con una struttura che viaggia avanti e indietro nel tempo e con i dialoghi ridotti al minimo (se ne contano un paio), La vita oscena procede con la voce fuori campo del narratore Fausto Paravidino, chiamato a esternare i pensieri del protagonista, splendidamente incarnato da Clement Metayer. Tra scene da delirio post-droga (che richiamano alla mente Trainspotting ma senza mai emularlo), sogni a occhi aperti e allucinazioni, si staglia la figura di Isabella Ferrari, miraggio di una madre sempre presente seppur nella sua assenza, sempre benevola e prodiga di amore, sempre pronta a rimettere al mondo quel figlio 'poeta maledetto'. Daniele Ciprì, inoltre, rende personaggio del lungometraggio anche la fotografia, integrandola nel racconto e nel flusso degli eventi, sovvertendola, decomponendola e sovente frammentandola in un prisma di colori mai fuori luogo. Senza che De Maria calchi mai la mano, La vita oscena si rivela essere uno degli esperimenti visivi e narrativi più interessanti del 2014 e vi riesce senza presunzione o senza ricattare lo spettatore.

 

La vita oscena (2014): Trailer ufficiale

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