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Il ricatto

Regia di Eugenio Mira vedi scheda film

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La recensione su Il ricatto

di supadany
5 stelle

Grand piano è un thriller che nasce dalla cooperazione di due giovani di talento da tenere sotto attenta osservazione: lo spagnolo Eugenio Mira (Agnosia) alla regia e Damien Chazelle, che di qui a poco sarebbe salito agli onori delle cronache grazie al suo primo lungometraggio (Whiplash), alla sceneggiatura.

Facile intravedere nitide qualità, ma non può contare su un impianto a orologeria che per un thriller sarebbe sempre un toccasana, se non proprio una regola di base.

Dopo anni trascorsi lontano dalle scene, il talentuoso pianista Tom Selznick (Elijah Wood) è pronto a ritornare in pista con un’esibizione assai attesa che lo mette in agitazione.

La situazione precipita quando, una volta salito sul palco, è minacciato da una voce esterna (John Cusack) che lo tiene sotto scacco: la sua esibizione deve essere perfetta se vuole sopravvivere e soprattutto salvare sua moglie (Kerry Bishé), presente in sala e sotto il tiro dell’aguzzino. 

 

Elijah Wood

Il ricatto (2013): Elijah Wood

 

L’ingresso in scena è molto promettente, fin dagli strepitosi titoli di testa che presentano idee di montaggio incalzanti e in costante orchestrazione, che poi si ritrovano lungo il corso dell’opera, capace di gestire in parallelo ciò che accade sul palco e quanto avviene fuori dalla visuale del protagonista.

In questa visione, si scorgono tracce di Brian De Palma e Alfred Hitchcock ma se le intenzioni sono buone e il talento abbonda, il risultato non presenta una struttura altrettanto compatta e inventiva.   

Quasi interamente sigillato dentro un unico, per quanto poi non così ristretto, ambiente, con una tensione costante e in graduale aumento, Grand piano si prende parecchie licenze per distendersi, lascia fianchi scoperti, ad esempio sul killer, ma soprattutto non ha abbastanza soluzioni per reggere la scena e la parte finale - quando ci si aspetterebbe di trovarsi d’innanzi ai momenti topici - è molle, fin troppo tempestiva.

È invece interessante notare come nella sceneggiatura si anticipino alcune ossessioni che Damien Chazelle riproporrà in Whiplash, come il gesto musicale portato all’estremo della perfezione, una vera e propria sfida anche se in questo caso l’elemento coercitivo è indotto dall’esterno.

Passando agli interpreti, quasi tutto dipende da Elijah Wood, cui viene naturale manifestare un forte senso di disagio e preoccupazione (già il suo Frodo prima di diventare eroe aveva passato alcuni momenti nebulosi nei vari capitoli de Il signore degli anelli), per un titolo discontinuo che alterna soluzioni brillanti ad altre che avvicinano incautamente i territori della sconsideratezza senza nemmeno generare effetti deflagranti.

Incostante.

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