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Vizio di forma

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vizio di forma

di rocky85
9 stelle

Parto con una dichiarazione d’amore: mi sono innamorato lentamente di questo film, dei suoi sviluppi narrativi nonsense, della strepitosa colonna sonora, del suo immenso protagonista. Ci sono registi che, pur mantenendo delle costanti nelle loro opere, riescono ad essere sempre originali, spiazzanti, mai uguali a sé stessi. Di questa categoria fa parte Paul Thomas Anderson, sette opere all’attivo sempre diverse l'una dall'altra, ma con in comune l’ambizione di mettere in immagini dei grandi romanzi di storia americana. Vizio di forma (Inherent Vice) è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Thomas Pynchon, scrittore tra i più importanti, complessi e criptici del panorama letterario mondiale. Come lo era stato per Pynchon, Vizio di forma rappresenta in un certo senso la prima opera “di genere” nella filmografia di Anderson, da ascrivere al noir ed al giallo di ispirazione chandleriana. Ma, quale novello Altman (Il lungo addio del 1973 ci ritorna in mente più volte mentre guardiamo Vizio di forma), Anderson gioca a destrutturare il genere, con tocchi sempre imprevedibili ed un utilizzo dell’ironia e del grottesco che non escludono una amara e pessimistica visione del genere umano. La storia, come ogni giallo torbido e intricato che si rispetti, è ingarbugliatissima. Ambientata in California nel 1970, ha come protagonista Larry “Doc” Sportello, hippie costantemente sotto effetto di droghe che si guadagna da vivere come scalcinato investigatore privato. Un giorno gli si presenta Shasta (Katherine Waterston), la ex con la quale aveva convissuto per un periodo e che Larry ama ancora alla follia. Shasta gli chiede di indagare sulla scomparsa del suo amante, l’imprenditore immobiliare Mickey Wolfmann. L’indagine di Larry va avanti parallelamente ad un altro caso di cui si occupa, apparentemente slegato e invece collegato all’altro da una convergenza di eventi che lo portano ad affrontare poliziotti corrotti, agenti governativi reazionari, gruppi di neonazisti, sfruttatori di donne e spacciatori di eroina. La trama, come detto, appare sin dall’inizio complicatissima ed intricatissima, e nemmeno nel finale trova una chiarezza esplicativa che soddisfi lo spettatore. Ma la storia è solo un pretesto narrativo per mettere in immagini l’ennesimo tassello su una umanità allo sbando, su uomini in cerca di una verità che non esiste o non esisterà mai. Vizio di forma è un’opera che ci parla delle delusioni di una generazione (quella dei “figli dei fiori”), di uomini ostinatamente romantici e fuori dal tempo alle prese con il marcio, l’immoralità e la corruzione di un mondo nel quale non si riconoscono. Larry Sportello è uno degli ultimi esemplari di una umanità ancora “umana”, un uomo che trova rifugio nella droga (marijuana, cocaina e acidi di vario tipo ma non eroina) per rifuggire il sudiciume di un mondo che non gli appartiene più. Lo interpreta un Joaquin Phoenix magnifico, capace di rendere naturalmente tutte le sfumature del suo personaggio, simpatica faccia da canaglia che nasconde dietro gli occhialini da sole un’anima triste e dolente. La colonna sonora, raccolta di vari brani storici dell’epoca, non funge da semplice riempitivo, ma è messa al servizio delle immagini e restituisce tutta la galleria di emozioni che si provano durante il film. Nume tutelare in tal senso è Neil Young, presente con due canzoni (Harvest e soprattutto Journey through the past) che caratterizzano due tra le scene più importanti del film, specie quella di Larry e Shasta che cercano erba mentre tutto intorno diluvia. Anderson coniuga magnificamente grottesco e tragico, e nel finale ci lascia intendere che voleva raccontarci una disperata e romantica d’amore. Larry e Shasta sono in auto, abbracciati. “Non significa che torniamo insieme”, le dice lui facendole intendere che vorrebbe il contrario. E lei: “Certo che no”. Eppure gli occhi di Larry vengono improvvisamente illuminati da una luce chiara e abbagliante, e sul suo volto compare finalmente un sorriso.

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