Espandi menu
cerca
Il prezzo della gloria

Regia di Xavier Beauvois vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Spaggy

Spaggy

Iscritto dal 10 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 178
  • Post 623
  • Recensioni 235
  • Playlist 19
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il prezzo della gloria

di Spaggy
3 stelle

Charlie Chaplin muore nel 1977 nel cantone svizzero di Vaud. Un paio di giorni dopo, una coppia di balordi ne ruba la salma per chiedere il riscatto alla famiglia (un po' quello che è accaduto con la salma di Mike Bongiorno, per intenderci). L'episodio si risolve in breve tempo ma 37 anni dopo fornisce al regista Xavier Beauvois lo spunto per intrecciare le fila del racconto delle esistenze di Eddy, immigrato belga in terra elvetica appena rilasciato di prigione, e di Osman, algerino arrivato da quelle parti da un paio di anni dopo esser passato da un centro di accoglienza in cui ha rischiato la vita e stretto amicizia con il primo. In obbligo perenne con Eddy, Osman decide di ospitarlo nella sua povera residenza di periferia, fatta di due roulotte arrangiate alla meglio, e di farlo entrare nella sua vita privata.

Padre di una bambina e sposato (solo religiosamente) con una donna che necessita di un costoso intervento all'anca, Osman si lascia convincere a mettere in atto il primo piano criminale della propria esistenza: trafugare appunto la salma di Charlot per poi chiederne alla famiglia un cospicuo riscatto (il cui importo varia in base alle giornate, agli umori e ai toni, di Eddy). Che i due non siano delinquenti nati è subito evidente agli occhi dello spettatore, tant'è che il piano si rivela presto fallimentare, con annesso arresto e processo.

 

Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem

The Price of the Fame (2014): Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem

 

Lavorando di fantasia, Beauvois mette in piedi una commedia drammatica, che nelle intenzioni del regista dovrebbe ricordare la tanto citata ma mai omaggiata commedia all'italiana. Lasciando che i toni comici siano affidati a battute tipiche (spesso anche raffinate) dell'umorismo d'oltralpe e alla mimicafacciale dei due protagonisti, The Price of Fame lancia premesse che però non vengono rispettate. Innanzitutto, siamo lontanissimi dalla commedia all'italiana: di italiano c'è semmai lo spirito buonista di fondo dei nostri prodotti seriali. Del resto, la sceneggiatura non fa altro che rappresentare i due personaggi principali come due derelitti, abituati a fare ciò che possono e non ciò che realmente vogliono, costretti a vedersi chiudere di continuo le porte in faccia e a ingoiare rospi legati alla loro situazione economica. Nel giustificare con le ragioni di cuore le loro mosse, Beauvois fa un santino di Eddy e Osman, arrivando anche a delineare per il primo una storia d'amore sul nascere con una affascinante direttrice di circo.

 

Inspiegabilmente in concorso a Venezia, il film ha un unico grande merito: riportare gli occhi su Chaplin, su Charlot e sulla sua comicità, facendo rimpiangere spesso e sovente capolavori come Il dittatore, Il monello o Luci della ribalta. Tante, al contrario, sono le incongruenze narrative e i buchi di sceneggiatura: qualcuno dovrebbe spiegarci, ad esempio, come faccia Oona Chaplin a rispondere in inglese a uno che le parla in francese (asserendo al contempo in perfetta langue d'oc di non comprendere e/o parlare il francese) o viceversa come faccia lo stesso Eddy, che non conosce l'inglese, a proferire una frase in perfetto accento da università di Oxford. Così come inspegabili appaiono i continui riferimenti ai numeri circensi ripetuti con lo stampino: che serva a sottolineare il legame che i clown hanno con Charlot? Se così fosse, ne sarebbe bastato uno e non sarebbe occorso trasformare Poelvoorde in un Chaplin de' noantri. L'uso di una colonna sonora oppressiva e coprente, poi,non fa altro che spezzare la narrazione in punti in cui i dialoghi sarebbero stati necessari e avrebbero reso più fluido il racconto.

 

In mezzo a tanto disordine, Beauvois tenta anche la critica alla società degli anni Settanta mettendo in campo però argomenti da anni Duemila: i centri di accoglienza, le banche e i prestiti negati, la fama. Si scorda però della giustizia e, in guizzo di pietas che si tramuta in ridicolaggine, assolve i suoi ladri per caso: Charlot era amico dei vagabondi, dei poveri e dei senzatetto, è la spiegazione ufficiale e manifesta. Forse è un bene che la presenza dei personaggi interpretati da Nadine Labaki e da Chiara Mastroianni non siano stati approfonditi: ci è stato risparmiato uno scempio ulteriore. Che il prezzo della fama da pagare per il compianto Chaplin non sia quello di vedere dall'aldilà come sfruttino il suo nome.

Benoît Poelvoorde

The Price of the Fame (2014): Benoît Poelvoorde

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati