Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
La cosa che mi ha colpito immediatamente è il livello molto scarno della narrazione, sempre molto diretta, priva di enfasi ma che colpisce bene il bersaglio.
Scarno perchè la dinamica narrativa è molto semplice: convincere delle persone a cambiare il loro voto, rinunciare ad un cospicuo bonus e mantenere il proprio posto di lavoro. Se la dinamica narrativa è tutta qui in fondo, i Dardenne offrono una panoramica ricca di sfumature dell'attuale mondo operaio, estremamente disgregato e ormai condannato ad uno stillicidio reciproco, spinto ed influenzato da una controparte, l'azienda, quasi assente ma le cui decisioni determinano il destino di una o più persone.
Qualsiasi decisione venga presa (reintegro o elargizione del bonus) l'azienda è a posto con la sua coscienza sporca.
E dall'altra parte non c'è più l'unità di una volta, ognuno a curare il proprio orticello e ognuno a prendere una decisione moralmente difficile.
Ottima la Cotillard, che sia una brava attrice è notorio, ma qui offre una prova eccellente con una recitazione che pur agendo in sottrazione, i pochi gesti ed espressioni riescono a far risaltare, senza la minima enfasi, stati emotivi molto variegati fino ad un ritorno alla vita forgiato dal combattimento per mantenere il posto di lavoro.
In tempi come questo non è cosa da poco, che si vinca o perda, riacquistare o mantenere la forza e la fiducia per andare avanti non è cosa da sottovalutare. Pellicole come Rosetta o Il figlio sono di un livello superiore, ma Due giorni, una notte si colloca fra i film più riusciti.
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