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Due giorni, una notte

Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film

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La recensione su Due giorni, una notte

di EightAndHalf
6 stelle

Marion Cotillard

Due giorni, una notte (2014): Marion Cotillard

 

Partiamo con il buio della depressione, l'angoscia della trappola-lavoro che stronca la sanità morale della giovane moglie e madre Sandra. E' l'inizio di una nuova giornata, al relativo quieto vivere di un sonno tranquillo si sostituisce il triste rammarico per ciò che si è deciso di lei: sarà licenziata a seguito della votazione di tutti i suoi 16 colleghi, che hanno preferito (in maggioranza, 14) un bonus di mille euro ciascuno piuttosto che lasciarla lavorare nella ditta. Reduce di alcuni mesi di ferie causa malattia (forte senso di depressione), Sandra causa in almeno metà dei suoi colleghi un'insofferenza impulsiva e incomprensibile. Talvolta c'è disinteresse, talvolta incapacità di empatia, talvolta freddezza totale. Altre volte però c'è reale commozione, assunzione di una nuova consapevolezza, reale condivisione emotiva. Deux jours, une nuit elabora così un viaggio fra diverse specie umane: a un livello quasi programmatico inquadra più tipi di persone, il cui solo sguardo e la cui sola gestualità finiscono per evocare con levità e immediatezza il loro carattere (non perché piatti, ma perché splendidamente interpretati e diretti). A contemplare cotanta umanità è Sandra, drammatica protagonista di una vera e propria storia, come quelle che i Dardenne normalmente non raccontano né costruiscono, ma accennano fra un dettaglio iperrealistico e un altro.

 

Marion Cotillard

Due giorni, una notte (2014): Marion Cotillard

 

Sarebbe riduttivo tacciare con il marchio di semplice naturalismo il cinema dei registi belga, provenienti dal documentario e sbarcati nel cinema di finzione con i loro primi tre capolavori, La Promesse, Rosetta e il loro apice, Le fils. Il loro cinema è un pozzo di umanità in cui immergersi per avvicinarsi ad altri esseri umani; è un cinema soprattutto di comunicazione, di prossemica, con tutti i piccoli eventi che vi si accumulano, e che diventano giganteschi come lo sono per ognuno di noi che in questo mondo vive e soffre. L'universo umanista dei Dardenne è un atto d'amore nei confronti di ciò che di davvero filantropico può sopravvivere in un essere umano attanagliato da una realtà come quella dell'oggi (la crisi come la povertà, contorni fondamentali ma per suggerire altro), è un trattato sociologico sul valore della solidarietà e del confine che essa crea con il pietismo e la facile commozione. Se in una prima parte (narrativamente efficace, ma incerta in senso tematico) sembra che i Dardenne cedano molto del loro "carisma della spontaneità" a una costruzione di sceneggiatura quasi ad hoc per trattare un tema e svilupparlo come un compitino di chi, magari avvezzo ai circoli festivalieri, sa come farsi apprezzare, nella seconda parte il film decolla, sebbene non presenti chissà quale scarto stilistico o contenutistico. C'è la realtà a riempire le immagini di Deux jours, une nuit, la realtà con tutti quegli spiragli di dolcezza e di affetto che rendono l'uomo tale, così come quegli accenni di odio e rancore che costituiscono l'altra faccia dei rapporti umani. Accumulando le sfumature dei propri protagonisti, e cercando senza trucchi di osservare ed entrare davvero in un personaggio (con ansie, paure e ossessioni dello stesso annesse), i Dardenne riescono a farci innamorare di un individuo, ma a non farcelo compatire.

 

Marion Cotillard

Due giorni, una notte (2014): Marion Cotillard

 

Pur nel modo di fare un po' goffo e sconnesso (abile la Cotillard), Sandra ha una dignità impareggiabile, così come Lorna (nel suo Matrimonio); una dignità enorme e di piccola eroina del quotidiano, per nulla idealizzata ma pur sempre capace di destare fortissime emozioni nello spettatore, che per lei ansima e sospira. L'approccio dei Dardenne è paradossalmente il più classico, avvincere con gli ostacoli e le opposizioni al quieto vivere che si presentano sulla strada della protagonista: la costruzione riflessiva invece è tutto tranne interessata, incredibilmente raffinata com'è. Deux jours, une nuit decodifica quello che è il processo di affezione nei confronti di un individuo di finzione, un processo percorribile o con la simulazione del reale o con l'imparare a conoscere i gesti del personaggio. I Dardenne seguono entrambe le traiettorie, e basta guardare il finale (edificante ma soprattutto felicemente liberatorio) per capirlo, laddove a consolarci non è il proseguire degli eventi (tutt'altro che lieti, in se stessi, anche se "costruttivi" in senso lato), ma il trionfo del Cinema, che ci ha raccontato un nuovo personaggio, e noi forse abbiamo saputo volergli bene. Cosicché mentre Sandra si allontana su quella strada, nell'ultima immagine, ci ostiniamo a seguirla con lo sguardo, come se non ci volessimo staccare; e cerchiamo con l'udito i suoi passi anche nei silenziosi, "veri", titoli di coda.

 

Fabrizio Rongione, Marion Cotillard

Due giorni, una notte (2014): Fabrizio Rongione, Marion Cotillard

 

 

 

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