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Romanzo popolare

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Romanzo popolare

di barabbovich
8 stelle

"Siamo o non siamo negli anni '70?", continua a ripetere l'operaio di Cologno Monzese Giulio Barletti (Ugo Tognazzi), spinto da forti convinzioni progressiste di uomo di sinistra. La sua apertura mentale viene però messa a dura prova quando Vincenzina Rotunno (Ornella Muti), moglie meridionale più giovane di vent'anni, si innamora, ricambiata, del poliziotto Giovanni (Michele Placido) e tradisce il marito. Tollerante sulle prime battute, Giulio tracolla quando arriva puntuale una lettera anonima (in realtà scritta dal rivale) che ne sconfessa la virilità. Così, quando le cose sembravano accomodate, il matrimonio va di nuovo a monte. I tre finiranno ciascuno per la propria strada. Giulio e Vincenzina si incontreranno per i pranzi del sabato, a settimane alterne e per chissà quale avvenire.
Scritto e sceneggiato a sei mani con Age e Scarpelli e curato nella versione milanese dei dialoghi da Enzo Jannacci e Beppe Viola, Romanzo popolare è un ritratto impietoso dell'istituzione familiare, ritagliato sullo sfondo del femminismo, delle battaglie ideologiche di quegli anni e del confronto tra la cultura del settentrione e del meridione italiano (nello stesso anno Comencini porterà sullo schermo un tema assai simile con Delitto d'amore). Girando il film nello stesso anno della legge sul divorzio, Monicelli regala al cinema una delle sue opere più belle e più efficaci nella ricostruzione del clima politico, culturale e sociale di quell'epoca, pur con qualche debito verso il Dramma della gelosia di Scola. Tognazzi, che torna a interpretare il ruolo del pigmalione di donne ben più giovani dopo La bambolona di Giraldi, è in stato di grazia. La Muti non è mai stata tanto brava e ai suoi fan esibisce un nudo in cui scopre generose grazie. Nella colonna sonora figurano Vincenzina e la fabbrica di Jannacci e Sono una donna, non sono una santa, interpretata da Rosanna Fratello.   

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