Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Hollywood brucia, nella follia, nella dipendenza tossicomanica, nell’incesto, e tutti i vari personaggi rappresentano attori morsi dall’invidia, dalla competizione, dal disfacimento, inseguendo apparenze di facciata fragili, che prima o poi dileguano nel delirio delle allucinazioni persecutorie.
Che cosa ne resta? Qualcosa resta, ed è la verità, ma tale verità non è salvifica, anzi, è una verità che chiude il sipario su tutta l’artificiosità dell’esistenza, per aprirla al suo peccato d’origine, finalmente celebrato e consumato senza che più niente lo possa arginare.
Con questa operazione su Hollywood, la macchina da presa si rivolge spietatamente non tanto sullo star system, ma attraverso di esso si concentra sullo spettatore, come a dire che il cinema è lo specchio fedele del suo tempo e non fa altro che riflettere quello che si sta scatenando nella realtà.
Perché gli attori presi di mira, nella loro follia e assenza di valori, in fondo, non sono altro che la rappresentazione della nostra stessa esistenza, quali comuni mortali, meglio ancora esseri virtuali e spettrali, senza più fondamento, ma girovaganti nei nostri fantasmi, che ci urlano nella mente quel che non osiamo confessare a noi stessi e a nessun altro, perché non c’è nessuno che possa ascoltare il nostro svanire, se non la finzione cinematografica, che a questo punto, per uno strano gioco di riflessi, diventa la realtà, la nostra realtà, che facciamo fatica a vedere.
Operazione lodevole, forse fastidiosa e ingombrante, magari un po’ crudele nel giudicarci, e proprio per questo anche giustamente criticabile per la sua eccessiva invasività, ma comunque indispensabile, per continuare a ribadire un’altra terribile verità, ancor più dimenticata: "chi è senza peccato scagli la prima pietra"; verità contraddittoria perché comunque giudica il giudicante, ma in questa contraddizione il giudizio resta, e va pensato in tutte le sue conseguenze.
Se gli attori-personaggi sono quel che sono, così come noi li vediamo, allora che ne è di noi, che crediamo di vedere nelle star le nostre aspirazioni, il nostro Io ideale? Opera dunque dissacrante, contro gli idoli, che fa piazza pulita di ogni feticcio, enfatizzandolo fino all'inverosimile, ma facendone scorgere il lato oscuro e scorticante.
E proprio per questo è un'opera apprezzabile, perché costringe a ripiegare sulla nostra esistenza, da gettare nel mondo...
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