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Che strano chiamarsi Federico

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Che strano chiamarsi Federico

di GIMON 82
10 stelle

l'AMARCORD di vita,dei sogni e dell'arte di "giocare col mondo",ogni tanto è bello salire sull'immaginaria macchina del tempo e tornare indietro.
Ritornare in scampoli di memorie oramai ingiallite,a redazioni giornalistiche dove la passione e l'umore sono autentiche.Ma sopratutto respirare la materia dei sogni qual'è il cinema,senza
critiche o sbarramenti censori,ma viverlo totalmente per quel che è:"Un sogno ad occhi aperti".
Ettore Scola compie un operazione dolce e ironica,rammentando cosi' perle d'un tempo oramai perduto.Lo fa con un documentario completo,miscelato di repertorio e fedele ricostruzione.Il ricordo,la fantasia e l'umorismo costituiscono l'immagine del piu' geniale dei registi italiani:Federico Fellini.Scola parte dalla tracotante timidezza d'un giovane 19enne migrato da Rimini alla volta di Roma in cerca di realizzazione.Un utilizzo d'un fascinoso e retro' bianco e nero fotografa l'ambiente del settimanale umoristico "Marc'Aurelio".Una redazione che era "palestra" di futuri registi come Steno,Fellini e lo stesso Scola,oltre alle famose "penne" di Maccari,Age e Scarpelli.......
Un riflusso melo' che scivola sotto gli occhi,nel piacere di ritrovarsi di fronte ad un cinema semplice da realizzare,senza la fretta o il cinismo da guadagno,perseverante nell'oggi.Un operazione riuscitissima quella del "giovane vecchio" Scola,ridondante d'umorismo variegato,ed una sottile autoironia ripresa nelle figure dei giovanissimi ed imberbi Scola e Fellini.
La prima parte è costituita da cio',da un rientro nella gioventu' del grande cinema italiano,nei primi passi caraterizzati dalla passione per le vignette.Poi arriveranno i primi film e i successi,dove Scola mette in campo un "fantomatico" vagabondaggio notturno col maestro,alla ricerca di storie e "facce".
E' un surplus che diviene sentimentale e dolce,con la carezzevole voce di Fellini che pilota un mondo fatto di sogni,arte e buffa ironia.La Roma delle battone,o d'un madonnaro pugliese,interpretato ottimamente da Sergio Rubini.Il viaggio della memoria scorre fluidamente nelle vie romane pure e disincantate,dove la vita "era una festa",e il mondo un qualcosa a cui accedere con purezza e ingenuita'.
Il merito di Scola è di restituirci quel mondo trasognato e naif,composto di personaggi ruspanti,un universo che solo l'ultimo grande maestro della commedia poteva donarci.
Il viaggio notturno termina nella camera ardente dove "riposa" il grande Federico,o almeno cosi' pare,dato che da bambino giocoso qual'era si sara' preso un altra beffa di noi.......

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