Espandi menu
cerca
Borgman

Regia di Alex Van Warmerdam vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 123
  • Recensioni 3128
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Borgman

di OGM
8 stelle

La tua vita viene distrutta, e non sai perché. E ciò accade in un modo che ti induce a sentirti in colpa, il principale artefice della tua rovina. La fragilità della nostra condizione ammette tanti nomi, ma nessuno è quello giusto. Si può tentare, allora, di inventarne uno, che magari ci somigli, che sia riferito ad una persona, ad un nemico che abbia un volto riconoscibile e sembianze umane. Camiel Borgman è un essere venuto dal nulla, forse dall’inferno, forse da una dimensione ultraterrena. È selvaggio e geniale, come deve essere, per forza di cose, chi appartiene ad un’esistenza primitiva, sradicata dall’abitudine e ribelle alle regole. Tutto il contrario della quotidianità borghese dei Van Schelden: un marito manager, una moglie casalinga che ha per hobby la pittura d’avanguardia,  tre bambini accuditi giorno e notte da una ragazza alla pari di origine danese. L’incontro tra i due mondi avviene apparentemente per caso, ma in realtà segue un piano accuratamente studiato da una delle due parti: il processo di avvicinamento del bizzarro estraneo alla famiglia normale ricorda quello che prepara un’invasione aliena. Il progetto è subdolo e micidiale, tale da suscitare, insieme, inquietudine e curiosità. La stravaganza è troppo strisciante per poter essere lucidamente respinta, e spinge le sue vittime ad indagare il mistero, lasciandosene beatamente avvincere. Il fascino può fiorire anche su un terroso cumulo di brutalità, perché la magia, che ci conquista in un baleno, è, in fondo, una pratica rozza, che si nutre di assurdi accostamenti, e, per colpire, non ha bisogno di raffinate tecniche persuasive. Questo film restituisce all’inesplicabilità la sua originaria veste istintiva, silvestre, impastata di irrazionale crudezza, ed esente da qualsivoglia mistificazione o strumentalizzazione. Ogni interpretazione è frutto di un intervento di stampo culturale, è un tentativo di incanalare l’incomprensibile nelle fibre di un sistema religioso, politico, sociale, che si traduce nella forzata falsificazione della sua essenza, di per sé refrattaria ad ogni addomesticamento. In principio è l’ineffabile, che non si può né capire, né vincere. Di fronte ad esso siamo del tutto imbelli, anche dal punto di vista etico, tanto da divenire persino incapaci di scagliare, contro il nostro avversario, i dardi della condanna morale. Non ci resta, allora, che rivolgere l’arma contro noi stessi, per accusarci, per punirci, per renderci consapevolmente complici della nostra fine. Il quadro prospettato è desolatamente cinico, nel presentare gli effetti di un problema che non è possibile formulare, e per il quale non esiste dunque speranza di concepire una soluzione. L’approccio è empirico e disperato: si subiscono gli eventi, come esperienze che ci coinvolgono totalmente,  ma senza che ne possiamo trarre alcuna conclusione.  Si può solo raccontare, fino all’eccesso, rinunciando a costruire un filo logico, e, anzi, accumulando dati e sensazioni, in una sbronza a base di tanto sfuggenti quanto terribili. La realtà è il veleno che causa crampi lancinanti e mortali, ma che non possiamo fare a meno di ingurgitare. Una volta caduta l’illusione di sicurezza prodotta dal sonno della routine, l’autodistruzione è un modo come un altro, e a portata di tutti, per sentirsi stupidamente vivi: autentici schiavi del caos, anziché finti padroni di se stessi.

 

Borgman ha concorso, come rappresentante dei Paesi Bassi, al premio Oscar 2014 per il miglior film straniero. 

 

scena

Borgman (2013): scena

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati