Espandi menu
cerca
Borgman

Regia di Alex Van Warmerdam vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 313
  • Post 213
  • Recensioni 6348
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Borgman

di alan smithee
8 stelle

Ritroviamo il regista olandese del diabolico “Il vestito” con un’altra pellicola estrema, anomala, inquietante che ricorda per certi aspetti le tematiche insieme perbeniste ma pure molto perverse della famiglia modello presentataci anni addietro dal migliore Vinterberg (quello dell’ottimo Festen, ovviamente) e l’Haneke agghiacciante della violazione delle proprie intimità, proprietà e personalità (il fatto e “rifatto” Funny Games). Borgman è l’angelo della vendetta, il messia povero  che distrugge le certezze della famiglia arrivata e ormai annoiata da tanta perfezione, o il giustiziere inflessibile che si insinua nelle intimità della famiglia modello, per tirarne fuori il marcio, l’esecrabile e trovare a tutti i costi, senza sgarri od eccezioni, la via della giustizia e della punizione legittima, del contrappasso; oppure viceversa è il demone che scova e fa riaffiorare tutto il male che si annida dietro al perbenismo di una famiglia agiata, all’interno delle pareti moderne della loro geometrica ed accattivante super villa con parco e  laghetto annessi.

Oppure ancora, ed è quello che spererebbe la madre di famiglia e moglie, nonché principale protagonista insieme al Borgman del titolo, tutto è frutto di un inquietante incubo che assale coloro che, come lei ed il consorte, sono riusciti a scalare la vetta che li ha condotti al successo e ora li fa sentire inutilmente arrivati e senza stimoli se non qualche hobby stravagante o distrazione come la pittura alla Pollock.


Di qualsiasi cosa si tratti, l’arrivo sottotono e silenzioso di Borgman ha il potere di frantumare le barriere e le certezze di una famiglia protetta dal guscio seducente della ricchezza e dell’abbondanza. A smantellare le salde e rassicuranti mura protettive ci pensa una organizzazione perfetta e quasi diabolica, impegnata sino all’ossessione a premeditare un piano che avrà conseguenze fatali per la famiglia perfetta. E tra corpi inevitabilmente senza vita che fluttuano come alghe nelle acque torbide di un lago, a testa all’ingiù e con la testa affogata in una forma di cemento che li costringa verso il fondale limaccioso, e omicidi a bruciapelo di poveri innocenti che in qualche modo intralciano una missione divina (o diabolica) di quella che poco per volta appare come una setta con una missione definita e motivata  (se non proprio precisa), Borgman procede come un incubo a stanare e tirare fuori quegli istinti primitivi che il perbenismo e l’apparenza celano e tengono ben nascosti anche agli occhi degli stessi interessati, che quasi non si riconoscono nei loro scatti di ira, nella violenza e nell’istinto di morte e sopraffazione che li pervade e, forse, li fa stare meglio e sentire finalmente realizzati. Disturbante, inquietante, difficile da accettare, eppure a suo modo provvidenziale per un suo malcelato senso di insana giustizia che si porta dietro, sentimento che condivide almeno con il recente “veneziano” Miss Violence e certo altro fosco e sadico cinema intravisto spesso con molta soddisfazione e proveniente dal sud est europeo (penso ad un autore come Lanthimos, prima di ogni altro), il film di Van Wermerden, in concorso a Cannes 2013, ha l’ardire di affossare i suoi perfetti, belli e ricchi protagonisti facendoci sotto sotto compiacere della loro lenta, inesorabile, dolorosa fine ed estinzione.

 
 
 
 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati