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Ritorno al futuro

Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su Ritorno al futuro

di Immorale
10 stelle

"“Vi rendete conto che rappresentiamo un cliché ? Quattro uomini adulti, la cui età sommata supera abbondantemente i 160 anni, che vanno al cinema in un multisala brianzolo un mercoledì sera per vendere un film del 1985 che avranno visto una 50ina di volte, invece di addormentarsi sul divano familiare guardando “Criminal Minds” su Rai2, vestiti come ragazzini fuori tempo massimo con tute e jeans tardo anni 70 e zainetti con all’interno cibo e bevande manco fossimo ad un concerto ? Che devono premunirsi di fare una capatina al bagno prima della visione per evitare bisogni importuni e inopportuni durante la visione ? Quarantenni che confermano la stasi generazionale rifiutandosi di crescere e ai quali brillano gli occhi vedendo la locandina celebrativa appositamente stampata per l’occasione ricevuta in omaggio con il biglietto, col pensiero recondito, magari, di appenderla in ufficio o di costringere la prole ad attaccarsela in camer(ett)a accanto al poster di Fabri Fibra o Pitbull come faceva, per esempio, mia sorella sul retro dell’anta sinistra del suo armadio nella stanza che dividevamo a fatica, in una perenne guerra di posizione per la conquista di spazio per i suoi adesivi e cartelloni e per i miei poster degli Helloween e degli Iron Maiden, oltre agli altri nostri ammennicoli, nell’ormai lontana  infanzia guidoniese ? No, dico: gli anni 80 ! C’erano appese le facce da bamboccione di Kirk Cameron, uno che dopo il successo di “Genitori in Blue Jeans” ha visto la Luce ed è diventato un ministro battista (!) padre di sei figli ed acceso sostenitore del creazionismo (!!) invece di seguire il classico percorso della star hollywoodiana fatta di successo, caduta, disintossicazione e rinascita quale “opinion maker” in qualche talk show. Oppure Cristopher Lambert che aveva la faccia da pesce lesso già trent’anni fa e rivisto oggi con la pettinatura untuosa e l’impermeabile da immortale sembra un reduce da un rave party interrotto sul più bello dalla Polizia. E Kevin Bacon, Mel Gibson…e poi, sant’iddio, c’erano la Thatcher, Sandy Marton, I Duran Duran (che oggi, tra l’altro, probabilmente scambierei con tutte le boy band in circolazione) Craxi, Ronald Reagan, l’Heysel, il primo Berlusconi, il Cucciolone e il Calippo, che non sono mai riuscito a mangiare senza farlo cadere in terra. E io e R. abbiamo pure giocato a biliardino mentre aspettavamo (per la cronaca: partita secca, 6 a 4 per me [yeahhh]) accanendoci come ragazzini spintonando le mamme che ingombravano l’area adiacente al nostro dimenarsi sulle stecche (mamme: da una partita a biliardino tra uomini o si sta di lato o si sta lontane almeno un metro e mezzo). Per fortuna nessuno di noi ha pensato di fabbricarsi gli occhiali metallici di Doc per quest’evento, come quel ragazzotto poco fa che li portava con la spavalda fierezza e noncuranza dei suoi vent’anni. E poi, vogliamo parlare del prezzo ? Ha ragione FilmTV – Chi ? Chiede F. – Shhhh, lo zittisce A. - , questi eventi cinematografici-riempi-giorni-morti costano troppo. 13 euro per un posto, seppur in poltrona vip sono un’enormità per un film degli anni 80. La prossima volta cosa verremo a vedere, “The Blues Brothers” o “Goldrake e Mazinga contro i mostri di pietra” ?

 

A. e  F. rimangono in silenzio, R. invece dice: “Perché, che ce sarebbe dé male ?”

 

“………..entriamo, dai, che hanno aperto la sala”".

 

To be continued

 

 

Il film di Zemeckis non ha perso un briciolo della sua freschezza, e devo dire che rivederlo in una sala gremita è stata un’esperienza unica. Per la prima volta, tra l’altro, perché alla sua uscita non ebbi l’occasione di andare al cinema ma dovetti aspettare forse qualche anno e la gentilezza di un mio cugino tedesco che mi permise di guardarlo in VHS un’estate che visitai Duisburg. In tedesco, ovviamente, con lui che cercava di tradurre simultaneamente le battute. Un’occasione, il trentennale, che ha dato nuova linfa vitale ad un cult generazionale, permettendo di goderne l’immutata efficacia sia di resa che di sceneggiatura. Un meccanismo ad orologeria gestito magistralmente dagli allora Golden Boys del cinema mondiale: Zemeckis alla regia e Spielberg alla produzione. Perfezione esemplificata dall’efficace piano sequenza iniziale nella casa-laboratorio di Doc fino all’arrivo di Marty, con la successiva dinamica progressione degli elementi che faranno da base agli sviluppi futuri del racconto. In un crescendo di situazioni che hanno mantenuto intatta la capacità di emozionare lo spettatore, anche quello che conosce le battute del film a memoria.

L’avvento della cultura cinematografica di massa era nella sua fase imperante, l’approccio pop del film dettava le coordinate del cinema avventuroso a venire, con il suo mix di intelligente scrittura e allegro citazionismo. Il celeberrimo commento musicale del film rappresenta anch’esso un unicum con le immagini a corredo, arrembante e memorabile nella sua (apparente) semplicità emotiva. Gli attori coinvolti sono perfetti nella loro ormai cristallizzata unicità, e il grande schermo permette anche di godere della innegabile perizia interpretativa, non scontata, forse irripetibile.

In seguito, raramente verranno ripetuti i fasti della sfacciata spontaneità di un’avventura per gli occhi e per il cuore come questa, di uno strabuzzamento d’occhi di Christopher Lloyd o di una fuga contro i paradossi del tempo e dello spazio, per evitare di non nascere ancora.

 

La magia del cinema si perpetua.

 

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