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La rimpatriata

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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La recensione su La rimpatriata

di Baliverna
6 stelle

Sempre che si possa definire una commedia, io non ho riso e non ho sorriso. E' un ritratto sconfortante di un gruppo di amici - o mica tanto, meglio ex compagni di notti brave - che sono tutti a modo loro dei falliti. L'ambito principale del fallimento è quello sentimentale: i matrimoni, dove ci sono, sono solo di facciata, e ognuno si fa, per così dire, gli affari suoi. Poi c'è il dongiovanni, o incantatore di donne (Chiari), che però ha una vita estremamente superficiale ed esposta ad improvvisi e lancinanti sensi di colpa. Di donne, infatti, ne ha sedotte e abbandonate parecchie, qualcuna delle quali non si è più riavuta. Poi vediamo il finto seduttore, che in realtà non cava un ragno dal buco, infine il marito che tenta un'avventura con una ragazza che si arena subito dopo l'illusorio inizio.
Il film propone un discreto studio di personaggi, con dialoghi ben scritti e ricchi di particolari che denotano in continuazione la loro meschinità e pochezza. Devo dire però che una simile mitragliata di miserie umane alla fine l'insieme riesce indigesto, e in certi punti mi è stato persino sgradevole. Se i personaggi sono tutti degli uomini miseri e meschini, qualcuno di essi raggiunge il patetico, anche tra le comparse. E poi sono tutti più o meno antipatici. Il personaggio di Walter Chiari, nei sua perfetta falsità, è forse addirittura viscido.
Dopo tre quarti di film dove si vedono solo spacconate, buffonate, bugie, simulazione, ipocrisia, odio nascosto, il finale, benché molto amaro, mi ha dato una sensazione di sollievo. Alla fine infatti ci sono alcuni momenti di verità che spazzano via le menzogne e riportano un po' tutti coi piedi per terra. Bastonati (moralmente e non solo) e umiliati, ma almeno un po' più sinceri e con qualche salutare senso di colpa.
E' un film che si lascia vedere e ascoltare, ma non veramente appassionante, e a tratti deprimente. Bellissima, comunque, la canzone "La rosa bianca" di Sergio Endrigo.

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