Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
"Volevo fare due cose: girare quel film il più velocemente possibile e soprattutto ridurre il mio stile a qualcosa di molto contenuto, con inquadrature dalla composizione molto semplice che suggerissero l'idea che i personaggi vi fosseri rinchiusi. I personaggi dividono la stessa inquadratura senza poterne uscire, e questo crea una certa tensione. Volevo che le mie inquadrature assomigliassero a quelle della televisione, Michael Chapman, che non ha curato la fotografia di questo film, mi aveva detto che sarebbe stato impossibile perchè il mio occhio era troppo sofisticato. Può darsi che sia vero, infatti ne è venuto fuori qualcosa di diverso." Dal libro del 2003 "Il bello del mio mestiere", bella raccolta di interviste a Scorsese sui suoi film con De Niro e non solo.
Bastano le parole di Scorsese a commentare questo film, un film dallo stile a prima vista insolito per il regista quando in realtà rimarrà in questo ambito anche nel successivo capolavoro Fuori Orario, anche se lì in modo smaccatamente più cupo... attenzione però: dietro un'apparente leggerezza questo film nasconde come molti altri film di Scorsese un'alienazione dei protagonisti veramente spiazzante per la sua verosomilità; la caratteristica che più colpisce di Rupert Pupkin, interpretato da un Robert De Niro esplosivo e divertentissimo, è il suo nascondere dietro una maschera buffa una percezione molto distorta della realtà, il suo improvvisare dialoghi che non avverranno mai con persone famose nella sua stanza mentre viene di continuo richiamato dalla madre, il suo parlare con cartonati di celebrità come se fossero i suoi migliori e unici amici, il suo vivere solamente nel nome della televisione e dello star system del quale sa tutto e dal quale è rapito, schiavo, le celebrità e lo schermo della televisione hanno distorto la sua visione della vita. Pupkin rincorre questo unico obiettivo nella vita, ma come ogni personaggio tormentato è comunque profondamente umano e comprensibile, anche lui prova amore per una donna che non sentiva da anni, l'unica cosa positiva nella sua vita, anche se il rapporto procede in maniera altamente bizzarra. Rupert, alla fine, realizza il suo sogno: non importa che abbia perso anni della sua vita a rincorrere il successo, un solo gesto è riuscito a farlo arrivare in cima, rapire Jerry e salire sul palco al suo posto, e non importa se le battute sono piuttosto scadenti e che Pupkin è ufficialmente un criminale, ora il giudizio sta in mano al pubblico che in massa adora Rupert e lo elegge a nuovo Re della commedia, ora è lui sul trono, e come lui potrebbe salirci chiunque altro, non importa se bravo o meno, se pazzo o sano di mente, il divismo non perdona. Ed essere un divo comporta una grande responsabilità. Queste le denunce del film: come la televisione sia spesso un'esaltazione della mediocrità e come le celebrità abbiano una profonda influenza su una popolazione sempre più incantata dalla magia dell'apparire.
Voto: 8,5
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