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The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro

Regia di Marc Webb vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro

di lussemburgo
6 stelle

Nella solitudine imposta dalla dissipazione dei diritti dei personaggi Marvel, Spider-man (Sony) non può contare sulla complicità di altri supereroi, come i colleghi dei Marvel Studios, o nel supporto di superdotati simili, alla stregua dei mutanti Fox. Da ragno di quartiere a uomo ragno di un’intera città, Peter Parker sente ancor di più la responsabilità derivante dai propri superpoteri e dal pericolo conseguente per chi gli sta vicino, ricordata dal rimorso della morte dello zio (fonte tradizionale, funzionale però solo al primo capitolo) e ravvivata dall’ombra del capitano Stacy (fonte aggiornata, funzionale allo svolgimento del secondo capitolo) ribadita come funesto presagio in svariate occasioni in Amazing Spider-man 2. Pertanto non rimangono che i super-nemici ad accompagnare l’uomo ragno, ad infoltire il cast di super-esseri e a dare mobilità alla trama, assecondando la tradizione del sequel con la moltiplicazione degli antagonisti, nonché la promessa di altri nel finale sospeso.

Il film si trasforma quindi nella presa di coscienza di Parker del suo ruolo di eroe, diventato ormai imprescindibile proprio per la proliferazione dei villain, a difesa di un’intera popolazione cittadina e a scapito della propria incolumità e sofferenza. I residui da teen-movie, con la crescita morale e fisica del protagonista e le scorie romantiche con la fidanzata liceale, vengono eclissati dal superamento dell’adolescenza e dal raggiungimento di una nuova consapevolezza attraverso un doloroso rito di passaggio verso l’età adulta in un film che, non a caso, si apre con la cerimonia della consegna dei diplomi di maturità. Perché tutta la pellicola è un moto di avvicinamento al momento topico della saga di Spider-man che si declina secondo le modalità della suspense hitchcockiana, in cui la fine è nota ma non i suoi tempi, per giungere alla tragedia della morte di Gwen provocata da Goblin e dall’azzardato tentativo di salvataggio di Spider-man. Di conseguenza gli ultimi guizzi dello stato di innamoramento (attraversare una strada indifferenti al traffico per raggiungere la ragazza), così ben delineati da Webb in (500) Giorni insieme, diventano lo strascico di innocenza preliminare all’imminenza del dolore.

Regista e sceneggiatori - il duo Kurtzman & Orci, molto attivo con JJ Abrams e nella serialità tv - giocano continuamente di rimandi e allusioni, spesso ammiccando per far dimenticare lacune di scrittura. Si attinge alla versione Ultimate per le trasformazioni del giovane Harry Osborn (definito “migliore amico di Peter”, sebbene non si siano visti da un decennio e mai nominati in precedenza), mentre il pericoloso Norman viene eclissato in un baleno per livellare la fascia di età a quella del protagonista. Se si omaggiano gli Anni Sessanta del debutto del personaggio attraverso i vestiti pop e la frangetta di Gwen, si gigioneggia con la suoneria del telefono di Peter Parker che risuona delle note della sigla a cartoni de l’Uomo ragno e si adatta l’origine di Electro alla persistenza animalesca delle nemesi di Parker (le anguille, in questo caso).

Il personaggio di Electro, non particolarmente autorevole nelle strisce dei cartoon, viene definito con una certa efficacia sfruttando voci e cantilene in colonna sonora per inserire evidenze di paranoia e mitomania. Graficamente il super-nemico di turno, con l’epidermide blu traslucida, rimanda al Dottor Manhattan dei Watchmen, da cui eredita anche la possibilità di superare la fisica smaterializzandosi a piacimento (entrando nelle condutture elettriche). Ne deriva un’eccedenza di superpoteri che ne fa un antagonista fuori misura per chi ha le caratteristiche proporzionali di un ragno, tanto che la sua eliminazione diventa necessaria all’economia della progressione cinematografica di Spider-man. Eppure, benché abbia l’onore di un posto nel titolo e l’evidenza di una quasi onnipotenza, il film lo relega a semplice comprimario del giovane Goblin, benché funzionale alla messa in atto del sacrificio di Gwen e cerniera con la trama parallela della Oscorp.

L’intera vicenda del film viene infatti ammantata dal mistero della scomparsa dei coniugi Parker e dalla tentacolare onnipresenza della Oscorp facendo di ogni elemento una tessera di un mosaico più elaborato e in via di definizione che si sviluppa attraverso la manipolazione genetica e la possibilità di trasformazione dell’umano con l’inserimento di caratteristiche animali (come già nel primo capitolo e il Lizard del  prof. Connors), con inconfessabili echi del siero del super-soldato (e della vecchia serie tv Dark Angel).

Ma il passato dei Parker, l’attività da infermiera della zia May, la necessaria genesi di Electro e poi di Goblin, l’introduzione di Rhino e la premessa per l’arrivo di Octopus e dell’Avvoltoio (I Sinistri Sei?), le ambizioni universitarie di Gwen, i dissidi entro la Oscorp (di cui Gwen è dipendente), la malattia degenerativa degli Osborn, i giochi di potere all’interno della multinazionale hanno l’effetto di una paratassi narrativa che fa defluire l’attenzione in numerosi rivoli distinti che solo a forza vengono fatti confluire.

Così come la stereoscopia è sfruttata nei volteggi ad alta quota tra i grattacieli e nelle scene d’azione mentre quasi si perde altrove, e la recitazione di Garfield risulta fisicamente sicura e risoluta ma limitata a poche espressioni facciali, il film finisce per essere accattivante e deludente nel suo schizofrenico tentativo di coinvolgere il neofita e attrarre anche l’aduso agli scenari fumettistici, sempre in bilico tra il canone e la tentazione eterodossa.

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