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Short Term 12

Regia di Destin Daniel Cretton vedi scheda film

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La recensione su Short Term 12

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO INTERNAZIONALE
Piccolo grande film indipendente americano, l'unico di questa nazionalità presente quest'anno in concorso, viene presentato all'Auditorium Fevi affollatissimo che più non si potrebbe. Il regista Destin Cretton, americano che tradisce evidenti origini etniche asiatiche, emozionato da tanta affluenza ammette con tenerezza di venire da una piccola cittadina della provincia statunitense che conta meno abitanti della folla presente in sala: per questo, col telefono rivolto al pubblico, scatta una foto per la mamma, scatenando un applauso spontaneo e contagioso. Applauso che si ripete ancor più potente e sentito al termine di una proiezione che convince ed appaga quasi all'unanimità, e che ci fa restare nel cuore questa drammatica opera incentrata su una struttura di recupero per minorenni disagiati, il cui nome dà il titolo al film. A gestire il centro (non un carcere, ma una villetta semplice e bassa, di aspetto gradevole e con un prato e alberi curati come si trattasse di una casa privata) troviamo la bella, bionda e giovane Grace (l'intensa e commovente Brie Larson, bellissima e presente pure lei in sala); a coadiuvarla validamente scopriamo esserci il loquace e burlone compagno della giovane, e un volontario appena arrivato, oltre ad un direttore di struttura che cede spesso al compromesso o alla soluzione diplomatica al posto di seguire i suggerimenti del buon senso per il bene degli sfortunati ospiti: che sono minorenni fuoriusciti da situazioni familiari drammatiche e quasi incredibili, da violenze inenarrabili, da patologie psico-fisiche che li tengono lontani da una vita normale e li emarginano in un girone dal quale è davvero difficile uscirne incolumi. Nel corso della vicenda, nel conoscere i vari ragazzi che popolano la comunità, col loro carattere, le loro manie, crisi e peculiarità, impariamo anche a familiarizzare più intimamente la protagonista Grace ed i segreti che cela nella sua vita intima, che spaziano dalla scoperta di una maternità non programmata ad una situazione familiare che non si differenzia per nulla da quella degli ospiti della struttura correttiva. Incubi che riaffiorano nella vita della ragazza quando si trova ad assistere alle problematiche di una nuova ragazzina ricoverata nella struttura dopo un tentato suicidio, e che attira le attenzioni particolari di Grace soprattutto per l'incredibile analogia di situazioni che quest'ultima ha vissuto solo pochi anni prima.
Il grosso pregio del film, e la scintilla che lo rende unico e di gran valore, si estrinseca nell'intensità davvero emozionante con cui il regista ci fa entrare nel mondo di questi sfortunati ospiti e in quello altrettando drammatico degli istitutori che li hanno in consegna: persone queste ultime il cui operato non è certo specialistico come quello degli psicologi che hanno in cura i ragazzi, ma che tuttavia va molto al di là di un semplice incarico od occupazione, divenendo, specie per Grace, ma anche per il suo loquace e solo apparentemente superficiale compagno, una forma di riscatto personale da una situazione di vita che entrambi, seppur in modi diversi, conoscono molto bene. Un film toccante e riuscito su un argomento (il recupero della "gioventu bruciata", perduta e consumata spesso dall'egoismo, dalla cattiveria e dall'ignoranza di chi li ha messi al mondo senza un vero sentimento) di cui si è già parlato in molte altre occasioni, ma raramente o quasi mai riuscendo, come in questo caso, a centrare alla perfezione il bersaglio intimo di un percorso tortuoso che tuttavia può portare a volte a rivedere la luce della speranza.
Per quanto mi riguarda, anche se è forse prematuro ed anche se personalmente sono solo ai primi film visionati, il Pardo D'Oro 2013 ha già un titolo ed un autore.

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