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Noche

Regia di Leonardo Brzezicki vedi scheda film

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La recensione su Noche

di EightAndHalf
8 stelle

Night  di Leonardo Brzezicki è la sensoriale accettazione di una perdita, di un uomo e di un amico per i protagonisti, di un procedere narrativo preciso per gli spettatori. Un film lontano da qualsiasi sovrastruttura che non sia la riflessione filmica sull’immagine e sul suono, su come esse si compenetrino per addentrarsi in un limbo strano e avvolgente che fa convivere il mondo dei vivi con quello dei morti. Il tempo della natura e della vita non è il tempo del Cinema: nonostante il film proceda con una conseguenzialità temporale ben precisa (si svolge da una mattina alla mattina dell’indomani), si può ben dire che lo spettatore sprofondi in una condizione e in ritmo altri, quelli del silenzio e del recupero di una particolare condizione esistenziale che è quella istintiva, che istintivamente, appunto, spinge gli amici di Miguel a (ri)scoprire le pulsioni.

 

scena

Night (2013): scena

 

In una casa in mezzo al bosco cinque amici decidono di ascoltare le registrazioni fatte dal loro amico suicida Miguel prima del fatale atto. Il suono, talvolta scollegato dall’immagine, ma sempre in qualche modo fuori sincrono, come a voler far scontrare inesorabilmente ciò che si vede da ciò che si sente, è il centro di Noche, presentato al Festival di Torino nel 2013. Non è interesse di Brzezicki costruire la psicologia dei personaggi, e individuare precisamente i loro dubbi e le loro angosce. Ciò che sembra centrale è la loro scelta eversiva e irrazionale di lasciarsi vivere, di scoprirsi, di rivivere quell’incontro fra istinto vitale e tensione verso la morte che sono inscindibili e inevitabili, addirittura necessari.  Questo lasciarsi andare alla vita, che è anche una pulsione mortale che deve aver vissuto Miguel, e che si sente, nelle registrazioni, fa convivere le due dimensioni antipodiche della vitalità e dell’angoscia, trasformando Noche in un film di fantasmi. Se l’ossessione per i suoni può ricordare molto alla lontana una versione funebre di Lisbon Story di Wim Wenders, è soprattutto l’aurora iniziale a colpire, ricordando l’ultimo cinema di Carlos Reygadas e, in alcune lunghe contemplazioni dei paesaggi nebbiosi, anche le elegie sokuroviane. I movimenti della macchina da presa sono il più delle volte impercettibili, se non del tutto assenti: di particolare impatto la sequenza in cui viene lasciata la tavola da pranzo apparecchiata all’aperto e una serie di cani randagi la assaltano. Non è un caso che Brzezicki rievochi spesso la bestialità e l’animalesco. Benché esso appaia “naturale”, è quasi una forzatura di fronte al terribile immobilismo della vegetazione, che indifferente guarda da lontano l’essere umano in bilico. In ogni inquadratura paesaggistica la figura umana o animale rappresenta una rottura (l’apparizione quasi ectoplasmatica del cavallo bianco), sempre però che l’occhio compia lo sforzo necessario per cercarla in spazi molto estesi. D’altro canto, altrettanto efficaci sono le scene d’interni, in cui si alternano silenzi, dialoghi brevi su passioni passate, suoni dai giganteschi altoparlanti di Miguel e alcuni balli all’insegna di una mesta ubriachezza.

 

scena

Night (2013): scena

 

È inoltre fondamentale dire due parole sull’utilizzo delle dissolvenze e delle sovrapposizioni figurative: Brzezicki è in grado di disorientare quietamente lo spettatore trasformando la foresta in un labirinto, in cui i personaggi si aggirano raminghi. Quando l’immagine si allarga sui campi lunghi, è frequente il ricorrere alla sovrapposizione delle immagini, che non solo confonde momenti diversi della stessa giornata, ma mischia anche i colori, tanto che uno dei protagonisti che sta per immergersi in un lago sembra penetrare non in acqua ma in un rovente cielo illuminato dal sole dell’alba. Simili accorgimenti rendono Noche un film notevole, ancor più se lo consideriamo come primo approdo del regista argentino negli ardui confini del lungometraggio. Forse nella sceneggiatura l’opera appare infatti un po’ immatura, imprecisa, ma la sensazione, l’atmosfera, mortuaria e immersiva, rimane sulla pelle dello spettatore anche dopo che lo schermo si è scurito e sono spuntati i titoli di coda.

 

scena

Night (2013): scena

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