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L'aria serena dell'Ovest

Regia di Silvio Soldini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'aria serena dell'Ovest

di sasso67
9 stelle

Minimalismo minimalista un po' troppo minimale. In soldoni: Soldini.

Anno di grazia 1989: mentre l'Oriente - ovviamente rispetto al punto di vista di noi occidentali - è sconvolto da epocali cambiamenti, una metropoli dell'Ovest, Milano, respira la propria aria che, oltre ad essere serena, è anche inquinata e piuttosto asfittica. È la radio ad informare una Milano, che beve le ultime gocce di anni Ottanta,  dei fatti che stanno accadendo ad est della nostra piccola parte di mondo. In Iran è morto l'ayatollah Khomeyni, protagonista di dieci anni di opposizione internazionale agli USA, paese leader del mondo occidentale. Negli stessi giorni, a Pechino, sono in corso le dimostrazioni e le proteste studentesche di Piazza Tienanmen, un evento improbabile da immaginare e che faceva sperare una impossibile democratizzazione del sistema politico cinese, governato da un'oligarchia gerontocratica. Intanto, in autunno, entrava in piena ebollizione l'est europeo (era in subbuglio già da un po', dopo che Gorbaciov aveva iniziato a parlare di Perestrojka), quello appartenente, insieme all'URSS, al Patto di Varsavia: dopo la caduta del muro di Berlino, "l'uragano di novembre" spazzava via i governi comunisti che detenevano il potere in quei paesi (dalla Germania Est alla Bulgaria, dalla Polonia all'Ungheria, passando per la Cecoslovacchia; e dopo poco sarebbe arrivata la Romania) dalla spartizione successiva alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dall'alto dell'empireo delle nostre cosiddette democrazie occidentali, tuttavia, anche noi affrontavamo le nostre difficoltà esistenziali, quelle che non si pubblicano sulle pagine dei giornali o sui libri di storia, ma che ugualmente riempiono le vite degli esseri umani.

A fare da filo conduttore dell'esordio nel lungometraggio di Silvio Soldini è un'agendina di proprietà dell'infermiera Veronica, che la dimentica a casa di Cesare, un trentenne che svolge indagini di mercato per una multinazionale svizzera e spesso "approfondisce" la conoscenza con le intervistate (è proprio così che è andato a letto con Veronica). Attraverso l'agendina, Cesare risale a Irene, una traduttrice che ha abbandonato Siena per trasferirsi a Milano, dove si consuma in una convivenza sempre più deludente con il freddo Mario. Frattanto, il chimico farmaceutico Tobia ha deciso di evadere da un lavoro e da una vita coniugale opprimenti e, notando casualmente Irene, seduta in un bar, la segue anche fuori. Quando la giovane donna, dopo una burrascosa conversazione telefonica in una cabina pubblica, getta l'agendina in un cestino, Tobia se ne impossessa e comincia a leggerla per strada. Accoltellato da due balordi per motivi futili, il chimico finisce in ospedale, dove è accudito proprio da Veronica, che rientra così, casualmente, in possesso della propria agendina. La ragazza, dopo avere appreso dal giornale che il giovane con il quale aveva passato una notte di sesso (conclusa male, con il giovane che cercava di trattenerla a casa propria, fino ad offrirle del denaro) si è suicidato, inizia una relazione proprio con Tobia, il quale però la interrompe quando la moglie rientra anticipatamente da un viaggio di lavoro in Germania. A Veronica capita anche di rincontrare Cesare sulla metro, ma quest'ultimo non la riconosce. Intanto, la fine dell'anno si sta avvicinando ed è tempo, per Veronica, di ricopiare nomi e indirizzi sull'agendina del 1990, anche per sostituire la vecchia agendina, macchiata del sangue di Tobia.

L'aria serena dell'ovest è uno dei film italiani più importanti del periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, soprattutto perché coglie con precisione quasi chirurgica lo stato d'animo di un periodo nel quale è cambiato tutto, lasciandoci più o meno indifferenti. Lo testimoniano le risposte alle domande telefoniche di Cesare, generiche come lo sarebbero, c'è da scommetterci, anche oggigiorno («se capita una catastrofe in America Latina, io cosa ci posso fare?»).

Guardando L'aria serena dell'ovest, si prova anche un senso di precarietà, di provvisorietà. La Milano immortalata da Soldini è una città fredda e fintamente dinamica, che precede di poco la scoperta di Tangentopoli. È anche una delle ultime configurazioni della città in cui per strada si incontrano più italiani che stranieri, dove era probabile che perfino la coltellata ti arrivasse da due balordi di lingua italiana, dove dire albanese o tunisino significava ancora riferirsi a un abitante dell'Albania e della Tunisia, anziché a una fattispecie criminologica. Ed è lecito, in questo senso, di fronte alle immagini girate da Soldini, provare una sensazione di politicamente poco corretta nostalgia.

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