La recensione su Il sud è niente

un emissario del boss si presenta a casa di cristiano e gli fa capire che deve vendere casa e negozio e andarsene al nord dal fratello... per il bene suo e della figlia grazia, così al nord studia e si fa un futuro. tutto ciò viene detto col sorriso sulle labbra e in buona forma, come fosse scritto in bella grafia. in dono viene portato un cartoccio, che quando grazie torna e lo apre, dentro c'è una lingua bovina. il sud è niente è un potente film di ribellione personale in una terra martoriata dove anche le statue delle madonne portate in processione non hanno gran voce in capitolo. si dice di più stando zitti o urlando? come la nonna che come una voce over racconta a mò di nenia infantile la vita di grazia e del fratello scomparso prima che questo semplicemente si dileguasse. il regista approssimandosi il più possibile ai corpi cerca di estrapolarli dal contesto incriminato, come nel bellissimo "l'intervallo" di de costanzo, per permettere allo spettatore di focalizzare ancora meglio l'ambiente periferico e anonimo in cui il nulla della malavita prospera e allarga le sue mani. una delle scene più belle è la processione in cui tutti gli uomini del paese sono coinvolti e sono tenuti a farsi carico del pesante spauracchio religioso. il quadro della madonna montato su un pesante palco ricorda le processioni riprese in bianco e nero negli anni sessanta nei corti della corona cinematografica passati ovviamente su fuori orario. la fatica e il dolore catturato con piglio documentaristico dalla cinepresa di mollo, ci ricorda che da quei tempi non è cambiato niente, se non il rifiuto della nonna di grazia di parteciparvi. così come decide di non partecipare alla messa di commemorazione del nipote scomparso. il rifiuto di palesarsi in chiesa è insieme a quell'invito non accolto da cristiano subito sul momento, l'ostracizzazione del paese. il pesce per la bottega di cristiano non arriverà più e all'uomo non rimarrà che recarsi dalla moglie del boss che non vediamo mai, e consegnargli le chiavi di tutto ciò che possiede. mollo ha delle intuizioni così naturali e belle, come quando si reca di notte a casa del boss per chiedere solo una proroga fino a quando la figlia non avrà passato gli esami, e all'ingresso dell'antro dell'orco, si parano moglie e figlio con sguardo fisso senza parlare oppure dicendo due parole fuori campo.... due guardiani lovecraftiani in forma temporaneamente umana che non possono ne muoversi ne parlare, pena il disfacimento dell'incantesimo che li rende simili a noi. anche il tornare ectoplasmatico del fratello di grazia è immagine ricorrente e potente, e non è così importante sapere come è scomparso, se non per spiegare il rifiuto categorico di cristiano di comunicare con la figlia, che è lapalissiano per carità, ma sono di quelle cose che vanno ripetute. ed è di fatto grazie alla scoperta della figlia su come il fratello è scomparso che cristiano riprende coscienza di sè, rivedendolo in un sogno ad occhi aperti finalmente, e di tutto ciò che lo circonda, a partire dalla figlia. non tutto fila liscio nel film di mollo, perchè quando negli ultimi venti, trenta minuti le varie matasse si sbrogliano, si accusa una certa violenza alla storia e al modo di raccontarla nel voler per forza sistemare le cose. nulla toglie che "il sud è niente" è un racconto potente di ricerca individuale della verità , raccontato sfruttando i mezzi della fola fantastica, del documentario antropologico e soprattutto facendo un lavoro sopraffino su e con la protagonista e richiedendo uno sforzo sovrumano ad un attore come vinicio marchioni che ha risposto con incredibile trasporto e con estrema generosità. un film da vedere.