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Il caso Kerenes

Regia di Calin Peter Netzer vedi scheda film

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La recensione su Il caso Kerenes

di canaja
6 stelle

Bucarest. Cornelia ha sessanta anni, un marito e un figlio, Barbu. E' una donna di successo, ricca e indipendente. Spesso si lamenta con la cognata della ragazza di Bardu, che secondo lei li sta allontanando. Una sera viene a sapere che il figlio ha causato un incidente nel quale ha perso la vita un bambino di 14 anni. Sfruttando la sua posizione sociale, le sue amicizie e i suoi soldi, Cornelia cerca di evitare il carcere a Barbu.

Luminita Gheorghiu (Cornelia) dà vita a un personaggio sgradevole, supponente ed estremamente determinato. Lei è la padrona. Lei decide cosa è giusto e cosa sbagliato. Il marito è un fantoccio utile per quando ha bisogno di sfogarsi, qualcuno cui dare le colpe. Per Bardu, invece, prova un affetto morboso, un vero e proprio desiderio di possesso. Questa situazione ha finito per far diventare il giovane uomo insicuro, fragile, alimentando paure irrazionali e condizionando fortemente la sua capacità di relazionarsi con gli altri e soprattutto con la sua compagna.
Il caso Kerenes
, Orso d'oro a Berlino 2013, è una pellicola imperfetta con una protagonista che divora la scena e le vite di chi le sta intorno. La mancanza di ritmo e l'eccessiva durata sono i principali limiti del film. Si ha, inoltre, la sensazione che certe scene non finiscano nel momento giusto: alcune sembrano troncate di netto, altre si dilungano inutilmente.
Detto questo, la costruzione del personaggio principale è molto buona e la Gheorghiu offre una prestazione pregevole. Cornelia rappresenta alla perfezione quella categoria di genitori che, con il pretesto dell'amore, danno sfogo alle loro frustrazioni e paure. La donna non capisce che lasciar libero Barbu vuol dire dare la possibilità a lui (ma anche a se stessa) di essere veramente felice. Cornelia è convinta di amare il figlio sopra ogni cosa, mentre invece lo ama come una cosa, un oggetto, una proprietà. Anche di fronte ai genitori del povero ragazzino ucciso, Cornelia non capisce e non arretra: parla lungamente (solo) di suo figlio, descrivendo però una persona che non esiste nella realtà, ma unicamente dentro di lei. Come detto, lei è la padrona, anche della realtà. Un atteggiamento fortemente legato all'altro tema importante proposto dalla pellicola, la riflessione su una società dove il potere, il denaro e la fama possono condizionare la giustizia tentando, addirittura, di comprare il perdono.

Divertente una battuta carpita in sala. Cornelia minaccia il figlio di allontanarsi, lasciandolo solo. Un signore vicino a me, sottovoce, ha commentato in maniera impeccabile: "Magari!”.

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