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Trama

La giovane sudafricana Layla Fourie (Rayna Campbell) ha la possibilità di lavorare lontano da casa come poligrafista (esperta della macchina della verità) in una compagnia specializzata nel settore del rilevamento delle menzogne e della sicurezza. Come madre single, è costretta a portare con sé anche il figlio Kane ma, durante il viaggio verso il posto che avrebbe dovuto cambiare per sempre le loro vite, accade un incidente. Da quel momento, niente sarà più lo stesso e Layla e suo figlio saranno al centro di una rete di bugie, sospetti e paure, che metteranno a dura prova le loro esistenze.

Approfondimento

LAYLA FOURIE: NUOVE PAURE SUDAFRICANE E MACCHINA DELLA VERITÀ

Il soggetto di Layla Fourie, presentato in Concorso al Festival di Berlino 2013, nasce nel momento in cui, dopo aver terminato di dirigere il suo primo lungometraggio, la regista Pia Marais è rientrata in Sudafrica per motivi di lavoro. Alla ricerca di alcuni elementi per realizzare un film su alcuni eccentrici individui dal tono ironicamente cupo, Pia Marais si è ritrovata però di fronte a un paese profondamente cambiato rispetto a come lei lo ricordava e molto più sobrio e realistico. Ossessionati dai possibili pericoli, i cittadini sudafricani - soprattutto quelli maggiormente privilegiati - si presentavano tutti dotati di diversi dispositivi di sicurezza altamente tecnologici per difendere le loro abitazioni, così come i commercianti erano quasi tutti dotati di armi (anche piccole) per scongiurare il rischio rapine e proteggersi da eventuali attacchi di malintenzionti: in una società che in passato aveva già sofferto per le suddivisioni razziali, Pia Marais notava che nuove barriere sociali si palesavano tra ricchi e poveri sotto forma di comunità chiuse e circondate da alte mura, fili elettrici, cancelli anti-intrusione e armi.

Di fronte ai cambiamenti sociologici e comportamentali dei sudafricani conseguenti al timore degli attacchi dei poveri e alla convinzione che il crimine è diventato una sorta di ridistribuzione della ricchezza, Pia Marais ha cominciato a pensare a un'opera sul tema della crescente paranoia, decidendo di incontrare tutti quei professionisti che lavorano nel business del settore della sicurezza e tutti coloro che operano come portatori di "pace della mente". È durante questi incontri che la regista si è imbattuta in una società specializzata in test della macchina della verità, una prassi a cui vengono sottoposti gli aspiranti candidati a un posto di lavoro per stabilirne il grado di sincerità e/o di affidabilità. Credendo di lavorare in nome del bene del paese, questi operatori secondo la regista hanno invece finito per accrescere il senso di sfiducia della popolazione, facendo passare in secondo piano i rapporti interpersonali.
Combinando la crescente paura della popolazione e la pratica dell'uso della macchina della verità, Pia Marais ha così creato il personaggio di Layla Fourie, una giovane madre che si è sempre distinta per credere nella verità e nel senso di responsabilità ma che è portata dalle circostanze a mentire per salvaguardare il proprio bene e quello di suo figlio.

 

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