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Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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La recensione su Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

di scandoniano
9 stelle

Splendido, intenso, ultimo capitolo di una trilogia che rappresenta un inusitato crescendo: da “Un viaggio inaspettato” a “La battaglia delle cinque armate”, passando per “La desolazione di Smaug”, Tolkien alza sempre più l’asticella e conclude col botto, inchiodando sulla sedia per oltre due ore uno spettatore trasformato in una sorta di fervente tolkeniano in erba.
Se si esclude la certamente deprecabile convinzione di una necessaria suddivisione in trilogie (non che la divisione in capitoli sia sbagliata per carità, ma è evidente come LOTR avesse bisogno di un capitolo in più e che alla saga su Bilbo Baggins i tre episodi vestano piuttosto larghi), con la conseguente impressione che ci si soffermi spesso su situazioni ed episodi più di quanto sia necessario (non è il caso della guerra lampo tra Bard e Smaug), per il resto il capitolo finale della saga su “Lo hobbit” è senza dubbio all’altezza delle aspettative. I personaggi (vecchi e nuovi) e i loro attori si muovono con maestria in un esercizio di equilibrismo narrativo che, se è vero che parte da un plot di livello, è ben congegnato dal regista Peter Jackson, che assieme al nugolo di fidi sceneggiatori ha il merito di legarsi (seppur sbrigativamente) al precedente capitolo e di proiettarsi poi verso l’altra trilogia (già famosa), con relativi camei di Galadriel, Saruman, Elrdon e del vecchio Baggins. In mezzo c’è la battaglia del titolo, combattuta attorno alla montagna solitaria e che fa leva sull’accecato (dai danari) re Thorin: ne viene fuori un campo di battaglia epico, con punte di lirismo indiscutibili e tutte le forze (nani, umani, elfi, orchi ed aquile) che combattono una battaglia che con buona probabilità diverrà leggendaria.
Il protagonista è Thorin scudodiquercia, diventato “Re sotto la montagna”. O forse il protagonista è il tesoro della montagna, di cui si ritrova proprietario il re dei nani dopo che Bard ha colpito con precisione Smaug. Di certo non lo è Bilbo Baggins, che ha il solo compito di gestire, seppur egregiamente, l’arkengemma, o ancora meno lo è Gandalf, che si rivela quasi inoffensivo e per nulla influente nella battaglia contro gli orchi.
Da rivedere la messa in scena, che palesa, specie nella prima parte, un’artificiosità estetica decisamente stucchevole (non come il make-up di Orlando Bloom, ma quasi). Ma complessivamente “La battaglia delle cinque armate” ha un fascino ed un magnetismo che ne fanno uno dei migliori film dell’anno.

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