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Snowpiercer

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Snowpiercer

di Carlo Ceruti
8 stelle

Nel 2031 l'umanità superstite alla glaciazione del pianeta si rifugia su un treno che percorre tutta la Terra senza mai fermarsi. Le persone in coda al treno, trattate come animali, talvolta uccise e schiavizzate, intraprendono una rivoluzione ed un viaggio alla testa del treno per far fuori chi lo guida (un tale Wilford, il gran capo).
All'inizio sembra il solito film di fantascienza catastrofista ecologico/futurista ma, in breve, ci s'accorge che si è davanti a qualcosa di diverso. A parte una costruzione scenografica agghiacciante che colpisce subito chi guarda ed una costruzione narrativa che si sviluppa attraverso le porte chiuse del treno (di modo che ci siano colpi di scena a ripetizione che non esauriscono mai la loro efficacia) si capisce quasi subito che Snowpierce è un'opera rivoluzionaria. Il regista mescola molti ingredienti, va dal grottesco con cui tinge alcuni personaggi, al cinema d'arti marziali, al catastrofico all'americana fino all'horror violento. E tutti gli ingredienti sono sapientemente mescolati e dosati cosìcché, anche nelle scene più cruente, non si ha mai la sensazione di eccesso, di autocompiacimento o d'esagerazione. Tutto è costruito per affascinare e direi che ci riesce. E questo treno che sfreccia per la neve e rompe il ghiaccio diventa così la metafora dell'umanità intera ed è denso di significato. La metafora che passa più immediatamente è il treno come società divisa in classi sociali (in scomparti in questo caso). In coda, ci sono gli ultimi, i pezzenti, gli esclusi. Eppure tutti sono necessari, tutti sono utili a far funzionare la grande macchina della società (ed a mantenere nel benessere chi sta in cima al treno). Una società malata che talvolta deve uccidere, deve maltrattare, deve torturare pur di mantenersi viva, pur di continuare la sua corsa attorno a sé stessa che non va da nessuna parte, che è priva di qualsivoglia significato se non quello di correre senza guardarsi indietro. E Ed Harris/Wilford diventa la metafora del potere assoluto: nella sua stanza alla testa del treno, egli è terribilmente simile ad un monarca solitario, ad un dittatore folle e megalomane che si crede illuminato, ad un dio addirittura. E questa società/treno che ha creato, questo lungo corpo veloce ed efficiente ma malato ed ingiusto, grosso e lucente quanto vuoto di significato e di senso (ma era davvero necessario salvare l'umanità? Questa è la domanda che aleggia per tutto il film) non può che essere destinato all'autodistruzione. Ed il finale, nel suo totale catastrofismo, conserva un po' di speranza.
Vorrei segnalare poi come il film, in ogni scena, in ogni sequenza, in ogni metafora, conservi una lucidità incredibile (emblematico è il vagone della scuola, dove i bambini sono irregimentati ed educati ad amare il leader Wilson) e non sfoci mai nell'eccesso. E vale anche la pena sottolineare che non ho assistito mai a tempi morti o momenti spenti, anzi il ritmo è sempre incalzante e la tensione narrativa abbonda.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:3 tensione:3

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