La recensione su Eastern Boys

L’inizio del film, in una grandissima stazione, mi ha fatto ricordare un ottimo film di Claire Simon “Gare du Nord” che si svolgeva interamente (quasi) forse proprio nella stessa stazione e, in misura minore, “L’homme blessé” di Patrice Chereu che parla di incontri in stazione tra omosessuali con un indimenticabile Vittorio Mezzogiorno.

In questo film la storia è più articolata e si svolge su vari livelli successivi, sempre più complessi e profondi.

Nella stazione si vede, ripresi da lontano ma seguiti dalla mdp, un gruppo di giovani che parlano tra di loro in una qualche lingua dell’est europeo. Si spostano in gruppo, allontanandosi quando vedono la polizia che vigila sulla stazione. Si capisce da come si comportano che non combineranno nulla di buono. Tra questi c’è Marek un giovane dal viso sfuggente. Nella stazione passa e indugia Daniel, giovane uomo con la ventiquattrore d’ordinanza che va o torna dal lavoro. Daniel ha visto e seguito Marek e gli chiede di un incontro sessuale e gli da appuntamento a casa sua per il giorno dopo.

Daniel, nel giorno e nell’ora convenuta, è a casa ad aspettare Marek. Bussano alla porta e in casa piomba un ragazzino che minaccia Daniel dicendo che potrebbe denunziarlo per aver irretito sessualmente un minorenne. Al seguito del ragazzo entrano in casa una banda di giovani, sono quelli della stazione, agli ordini di un autoritario giovane russo che chiamano il Boss.

Resteranno un giorno intero in casa a bere e a ballare e a razziare la casa di tutto quello che contiene.

Sembra a questo punto che questa debba essere la storia del film, quasi una denunzia alla Le Pen contro la presenza di questi immigrati violenti e pericolosi.

Invece il film vira in una storia di sesso tra Daniel e Marek. Il ragazzo si presenta dopo qualche giorno da solo a casa di Daniel a consumare quel rapporto negoziato in stazione al primo incontro Ne seguiranno altri, a cadenza prestabilita, e progressivamente fra Daniel e Marek il rapporto non è solo di sesso a pagamento ma diventa più complesso. Marek frequenta liberamente la casa di Daniel ha una sua stanza e il sesso non è più l’unico elemento della loro relazione.

Il film cambia ancora direzione verso un finale di azione e da thriller. Il Boss si insospettisce delle assenze di Marek e degli oggetti costosi che ha (iphone, giubbotto in pelle ecc) e capisce che il ragazzo non è più sottoposto al suo esclusivo controllo. C’è da dire che il Boss ha sequestrato il passaporto di tutti i ragazzi della banda per impedire che se ne vadano.

Alla fine Marek cercherà di recuperare il passaporto nell’albergo dove vivono, ospiti della prefettura, tutti quanti insieme al Boss. Le cose si mettono male, viene picchiato e rinchiuso in magazzino dell’albergo.

Daniel trova il ragazzo e -in un finale pieno di azione- riuscirà a salvarlo. Alla fine chiederà l’adozione del giovane e così finisce il film.

E’ un buon film in cui se si supera a livello emozionale lo sperdimento che genera la visione di una passione erotica tra uomini rimane una storia d’amore tra due persone. E questa storia d’amore è anche il veicolo per far capire i drammi che si nascondono nel vissuto di quei giovani venuti dall’est. Drammi fatti di guerra, di sterminio, di impossibilità a integrarsi in una società così diversa. Marek ci riuscirà attraverso l’incontro e l’innamoramento di Daniel.

PS: film visto nella bellissima rassegna organizzata dal Centro Culturale Francese di Palermo, che non ringrazierò mai abbastanza!