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Eastern Boys

Regia di Robin Campillo vedi scheda film

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La recensione su Eastern Boys

di OGM
8 stelle

Il racconto di un rapporto anomalo. Una relazione tra un uomo ed un ragazzo che comprende tutte le tipologie d’amore che possono dare scandalo: quello omosessuale, quello mercenario, quello che non bada alle differenze di età, di cultura, di condizione. Daniel incrocia Marek (il cui vero nome è Rouslan) nell’atrio di una stazione ferroviaria parigina. Gli chiede un appuntamento per una prestazione sessuale a pagamento, e gli dà l’indirizzo di casa sua. Il giovane si presenterà con un’intera banda di svaligiatori. La disavventura potrebbe chiudersi lì, con la denuncia del furto e la conta dei danni. In tal caso ci troveremmo di fronte ad una banale storia criminale, una delle tante maturate sulla scia delle ondate migratorie provenienti dall’Est europeo. Invece quell’episodio è solo il trascurabile antefatto di una vicenda che ha per base le emozioni individuali, e si colloca totalmente al di fuori dei movimenti di massa e dei grandi rivolgimenti sociopolitici. Se Marek si trova lì, in un paese straniero, a farsi sfruttare da un boss senza scrupoli e a commettere reati per sopravvivere, è certo perché ha avuto la sfortuna di crescere in Cecenia, dove i suoi genitori sono morti a causa della guerra. Ma se Marek e Daniel diventano amanti è dovuto al fatto che le loro scelte, in un determinato momento, si sono incontrate: i rispettivi bisogni – di compagnia, di calore, di denaro e di protezione – hanno finito per combaciare, a dispetto delle iniziali incomprensioni, dando origine ad un patto per la vita. L’accordo parte dalla carne per arrivare al cuore, dopo un lungo e travagliato ménage che, sino alla svolta conclusiva, rimane in bilico sul ciglio di un abisso di ordinario squallore. Interesse materiale e sentimento sincero si confondono e si combattono, lasciando lo spettatore nello sconcerto di non riuscire a distinguere, in quella convulsa lotta di corpi ed anime,  tra il male che provoca disgusto ed il bene che commuove. Impulso istintuale ed impegno morale confluiscono disordinatamente nello stesso trasporto affettivo, che risulta vincente proprio perché vive tenacemente al riparo dagli occhi del mondo, prescindendo dalle sue regole consolidate e dalle sue contingenti divisioni. L’appartamento di Daniel diviene lo spazio esclusivo e riservato che fa da incubatrice ad una passione torbida, nata da un occasionale baratto, ed all’insegna dell’inganno, e che, in quel silenzioso isolamento, riesce comunque a trovare la propria strada. All’iniziale azione di attacco, aggressiva, vile e traditrice, la vittima risponderà, all’opposta estremità del cammino, con un generoso ed eroico intervento di difesa. Il ricco e il povero sono ugualmente deboli, e scoprono di non poter fare a meno l’uno dell’altro. Sono entrambi persone senza famiglia, che vivono circondate dal vuoto di una solitudine che è comunque durissima da sopportare,  sia quando è figlia del benessere e della libertà, sia quando  è il prodotto della miseria e dell’oppressione. Eastern Boys ci presenta questa dolorosa verità attraverso il difficile percorso di un desiderio che fatica a darsi un’identità precisa, e nel frattempo si attribuisce tanti nomi provvisori e fittizi: marche di oggetti, importi in euro, orari di servizio. Etichette consumistiche che, nella loro convenzionale falsità, preludono indegnamente ad una grande, nobile menzogna: l’espediente giuridico che, nell’epilogo, farà da copertura all’unica possibile via d’uscita. 

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