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Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

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La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di dollyfc
8 stelle

Impossibile restare indifferenti di fronte a questa storia che io definirirei di fallimenti esistenziali prima ancora  di  "...storia americana ".

 

E' vero che le vicende dei due fratelli Schultz , cresciuti senza una vera famiglia e diventati campioni sportivi con tenacia e tanto sacrificio è già di per sè simbolo dell'America per antonomasia , ed è pur vero che il rampollo della grande famiglia americana , erede di un patrimonio multimiliardario , che  per poter meritare la stima della madre  pensa bene di improvvisarsi allenatore sportivo lo fa con  tanto di discorso patriottico sul sacrificio , sull'importanza di simboli positivi da mostrare ai giovani ed al mondo intero quale esempio  della vera America ....eppure com'è come non è  alla fine ognuno vede in un film ciò che vuole vedere , un pò come quando si legge un romanzo....( qualcuno ...non ricordo chi...disse che spesso  amiamo leggere  storie che ci raccontino ciò che vogliamo sentirci dire  e potrebbe essere così anche con il cinema ).

 

A me di tutta 'sta cosa della storia americana  poco è importato  ,  o perlomeno  non è stato determinante il fatto che sia stato ambientato in America, quello che ho visto è il fallimento di due vite  costruite sull'inganno  ; il giovane Mark Schultz , incapace di reggere l'impatto del  mondo con le proprie gambe ha sempre fatto affidamento sul fratello , in ogni frangente , compreso quella scelta di disciplina sportiva che lo porta si al successo, ma  molto probabilmente non credendoci fino in fondo e senza altro scopo  se non quello di assecondare e compiacere il fratello ;   John Du Pont ha a disposizione ogni bene materiale possibile , ma non l'affetto di chicchessia , tantomeno della vecchia madre/ padrona che lo ritiene un incapace , vuole dimostare di saper gestire un'impresa sua , e sceglie quanto di più distante ci possa essere dalle attività materne convinto di poter ingannarla  , ma prima di tutto inganna  se stesso, perchè di fatto la sua inettitudine resta e resterà la stessa .

 

Volere compiacere gli altri  dimostrando di saper fare ciò che gli altri fanno pur non essendo un nostro obiettivo , un nostro sogno personale può essere disastroso ed in certi casi portare  all'avvilimento, all'abbruttimento di se stessi, se non addirittura alla follia.

 

Tornando al discorso iniziale ribadisco che tutto ciò può succedere in qualsiasi contesto sociale e geografico.

 

Il regista , Bennett Miller , ha saputo portare in scena  in modo efficace l'atmosfera  carica di risentimento, mortificazione, impotenza e disperazione.

 

Mark Ruffalo nei panni di David Schultz,  fratello maggiore di Mark  , è stato il  migliore interprete , senza una sbavatura , un gesto di troppo , intenso e vero nel rappresentare l'uomo che , in tutta onestà ha creduto di fare il meglio per la propria famiglia .

 

Il Mark Schultz interpretato da Channing Tatum , col broncio perenne come simbolo di un ragazzo ottuso ,  è comunque in parte .

 

Per quanto riguarda Steve Carrel , non so se il suo  Du Pont rispecchi realmente il protagonista della vicenda , ma per me è risultato troppo rigido , con quel trucco evidentemente posticcio che ha tolto espressività al suo viso , forse avrebbe reso meglio con un pizzico di scioltezza e naturalità in più, ma pur sempre grande interpretazione.

 

 

 

 

 

 

 

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