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Quel treno per Yuma

Regia di Delmer Daves vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quel treno per Yuma

di obyone
7 stelle

 

Glenn Ford

Quel treno per Yuma (1957): Glenn Ford

 

In un luogo fisico e temporale come il west in cui la giustizia è un concetto malleabile, ci si aspetta di trovare, dietro ogni angolo, il pistolero senza scrupoli che sguaina la pistola e fa fuoco con precisione e cinismo. Ed infatti il film di Delmer Daves inizia subito con l'assalto ad una diligenza e con un uomo che cade esamine sul suolo. È il pistolero Ben Wade (Glenn Ford) a freddare il giovane e sprovveduto conduttore della diligenza che tenta un'incauta reazione per liberare il mezzo e i suoi passeggeri dall'assedio della banda di malviventi. Dall'alto del promontorio il contadino Dan Evans (Van Heflin) assiste alla sparatoria preoccupato per il proprio bestiame al pascolo, innervosito dai rumori del tafferuglio. Evans mantiene, tuttavia, le distanze di sicurezza perché sa bene che la vita val più di una vacca, per lui, ma per i briganti meno di niente. Soccorre, quindi, il banchiere rimasto in brache di tela e l'equipaggio allegerito non appena Wade lascia il luogo del maltolto, lasciando dietro di sé un'aurea di fama e leggenda. Arrivato nell'avamposto civile più vicino quel furfante mostra, tuttavia, uno straordinario lato romantico e doti di cavalleria inaspettate verso una barista (Felicia Farr), un tempo cantante in città, in locali alla moda, che egli stesso frequentava con assiduità. Il deja-vu lo sbalza all'indietro negli anni. Quel malinconico salto, in un passato indubbiamente più felice, fa scoccare la scintilla tra il fuorilegge e la donna. Wade manda via i suoi scagnozzi ormai abbeverati e, rimasto solo, abbassa la guardia dando il tempo agli assaliti e allo sceriffo di organizzarsi e tornare in città. Il pomeriggio di piaceri gli costa caro e viene così arrestato. Poiché lo sceriffo non vuole guai in casa sua, egli stabilisce di liberarsi al più presto di quell'ingombrante fardello infilando Wade in un mezzo che lo porti nella vicina Contention dove un treno lo traghetterà in altri lidi per essere rinchiuso in più sicure prigioni. Elaborato un piano per distrarre la gentaglia di Wade, è proprio il contadino Evans ad offrirsi per portare il prigioniero a destinazione affinché possa prendere il treno per Yuma. Una lunga siccità ha messo in ginocchio l'uomo e quei dollari tintinnanti promessi dal banchiere a fondo perduto, per scortare Wade durante il viaggio, sono una manna dal cielo che potrebbe risollevarlo dal peso di una vita grama e piena di inutili sacrifici. Wade accetta di buon grado e, nonostante la tattica di depistaggio funzioni, non sembra affatto preoccupato di viaggiare in manette. Il suo fare sornione e la dimistichezza con le parole lo aiutano semmai ad incrinare le sicurezze degli uomini che gli stanno attorno mostrando non solo una mente brillante ma un'inaspettata giovialità che poco si addice ad un pistolero assetato di sangue.

 

Felicia Farr, Glenn Ford

Quel treno per Yuma (1957): Felicia Farr, Glenn Ford

Glenn Ford, Van Heflin

Quel treno per Yuma (1957): Glenn Ford, Van Heflin

 

Il western classico marchia l'inizio e la fine del film di Daves ma sono il viaggio e il confronto tra Evans, che obbedisce ai dogmi di Dio e della giustizia terrena, e Wade, che obbedisce, esclusivamente, alla propria macchiavellica morale, a costituire il tema portante della pellicola. L'incontro/scontro tra il farabutto che vorrebbe scappare senza spargimento di sangue ma che non esiterebbe a ricorrervi se fosse l'unica alternativa per ritornare in libertà, e il timorato contadino che anela a quel poco che gli basta per tornare alla sua vita nei campi, è il motivo tenace di questo racconto scandito dal passare delle ore, dal ticchettio di un orologio che si fa sempre più accelerato. Se inizialmente la tensione emotiva è garantita da un nemico invisibile e dalla granitica sicurezza di Wade che lascia suggerire un attacco a sorpresa dei suoi uomini in territorio aperto, successivamente, arrivati tra le case di Contention, e palesatasi la banda del fuorilegge, sono gli elementi architettonici ad incrementare la suspence. Ogni anfratto della città è un potenziale pericolo. Un colpo di pistola può partire da un tetto oppure dietro le porte di una casa. L'hotel, invece, tende a rimpicciolire e farsi sempre più claustrofobico dal momento in cui Daves sposta l'azione nell'angusta cameretta che tiene Wade prigioniero. Le strade deserte, il fuggi fuggi degli uomini e la processione del morto trasformano il paesaggio nel teatrino spettrale di un regolamento di conti ineludibile.

 

Leora Dana, Van Heflin

Quel treno per Yuma (1957): Leora Dana, Van Heflin

 

Daves deve molto del successo di "Quel treno per Yuma" alla simpatica carogna di Wade che un ottimo Ford interpreta con fare sornione ed eleganza riportando le lancette dell'orologio ai tempi remoti in cui gli eroi del genere erano simpatiche canaglie che assalivano banche, carrozze e treni, personaggi che furono la gloria del western muto e seriale dei primi anni del XX secolo. Si fa il tifo per il malandrino e si spera possa scappare quando il suo custode lo accompagna con un canna puntata alla testa verso la stazione. Daves alterna sapientemente i campi medi con quelli lunghi in un bellissimo e denso bianco e nero. Gli anni '50 si sentono con il loro carico di innovazioni tecnologiche. Le gru consentono riprese aeree che inducono Daves a seguire i suoi personaggi senza staccare la camera da loro per lunghi tratti conferendo una pomposa dinamicità agli spostamenti a cavallo o di gruppo. I dialoghi brillanti, l'approfondimento psicologico ed il carico di tensione sono dunque gli elementi che elevano il film di Daves verso l'alto dei cieli torridi di Contention. Ma al momento della resa dei conti, a mio avviso, qualcosa si inceppa. La macchina perfetta, fino a quel punto, mi sembra perdere naturalezza mentre si protende verso il marciapiede della stazione ferroviaria dove Evans è chiamato al regolamento dei conti con gli uomini di Wade.

Un profiler direbbe, probabilmente, che il comportamento finale di Wade non corrisponderebbe affatto al suo identikit. Wade non sarebbe mai saltato su quel treno. L'improvvisa gratitudine mi ha lasciato perplesso al punto da elaborare svariati possibili soluzioni per rendere credibile una storia fino a quel momento meravigliosa. Qualcun'altro lo fece nel 2007 visto che il remake di allora modificò proprio questo passaggio. No, Wade non avrebbe spiccato quel salto nel treno in movimento per gratitudine, anche se dopo quell'agile balzo ammette, col suo fare compiaciuto ed ironico di avere uomini persino a Yuma. Se la caverà Wade, inutile pensarci troppo.

Mentre le ruote corrono sui binari la pioggia finalmente cade, giusta ricompensa per un comportamento integerrimo che Dio premia dimentico dei peccati di Sodoma e Gomorra. È una scena ariosa, magniloquente, maestosa. La moralità ha prevalso, almeno per un po,' ed un cielo finalmente prodigo di benedizioni dispensa un premio rigenerante che lascia il segno sul suolo arido che scivola via, a gran velocità, sotto le ruote di ferro di quel treno per Yuma.

 

NowTv

 

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