Espandi menu
cerca
Gloria

Regia di Sebastián Lelio vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ROTOTOM

ROTOTOM

Iscritto dal 15 ottobre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 116
  • Post 22
  • Recensioni 559
  • Playlist 311
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Gloria

di ROTOTOM
6 stelle

Gloria, manchi tu nell'aria,  manchi come il sale,  MANCHI PIÙ DEL SOLE . Sciogli questa neve – Zan! Zan! Zan! - che soffoca il mio petto –o-o-o , t'aspetto Gloria –aaaaaaa. 



Finisce così Gloria con uno dei pezzi di musica leggera italiana più famosa nel mondo, ma non è uno spoiler.  Non finisce in gloria neppure la storia della protagonista che porta il nome come un sogno irrealizzato. Una chimera confusa nelle lenti spesse dei suoi occhiali, qualcosa di indefinito. Finisce con un ballo solitario sgraziato, rabbioso. Parto dalla fine perché non è la fine di nulla, solo la prosecuzione di una vita segnata da un destino né crudele, né beffardo. Un destino anonimo, che sceglie di giocare con i suoi pupazzetti  per vedere che effetto che fa.



Si parla del Cile? Forse si. Qualsiasi storia che arrivi dal Cile o che parli della nazione sudamericana deve fare i conti con il tragico trascorso della dittatura. O della sua fine, con lo spaesamento di un paese intero, che non riesce a vedere un orizzonte certo.
Paulina Garcia è Gloria, cinquantenne in bilico sul crinale di una giovinezza sfiorita ma ancora attraente e la decadenza della senilità. Lo spirito vitale è velato da una patina malinconica, la voglia di vita compromessa da una tendenza all’autodistruzione. Separata, Gloria passa le sue serate in cerca di avventure occasionali fino a quando non incontra Rodolfo  (Sergio Hernández)  che la fa innamorare di nuovo ma facendola soffrire  per non decidersi tra lei e la sua famiglia, da lui totalmente dipendente



Gloria è un film costruito interamente sulla figura della Garcia. Attrice fenomenale che della pellicola è anima – lacerata – e corpo , mostrato nella sua imminente decadenza senza falsi pudori. Tanto è fenomenale l’attrice quanto è povero il film la cui messa in scena senza un’idea di forma diventa un pedinamento ossessivo del proprio feticcio ma senza nessuna idea o guizzo da renderlo memorabile. Osannato per questo equivoco in realtà Gloria si rivela un film modesto stilisticamente,  quanto tristissimo e senza speranza per come mostra la società cilena contemporanea o almeno quella che interessa al regista, Sebastian Lelio e qui il sospetto di poca obiettività è più che legittimo. Non essendoci un’idea forte di messa in scena, l’ambiguità tra la consapevolezza per la scarna rappresentazione della vicenda e l’abdicare ogni ricerca per aggrapparsi alla propria interprete succhiandone il talento è molto forte.
Così , al di là della mera risoluzione della storia , non è chiaro se la mancanza di un futuro di Gloria volesse elevarsi a metafora dell’assenza di un orizzonte per la nazione cilena e di conseguenza se la società mostrata – la famiglia allargata, spezzata, inerte di Gloria e quella subita da Rodolfo. Gli amici intellettuali. Il vicino di casa folle. – sia da considerare una parte per il tutto o solo una scelta di personaggi utili a mostrare il microcosmo della protagonista.



Il limite dei regista è di affidarsi ai fatti di una cronaca di una delusione annunciata – Gloria ce l’ha scritto in faccia -  indugiando sui primi piani cercando un’empatia con la propria attrice talvolta in modo forzato. Se la messa in scena è neutra non lo è affatto nella ricerca della scossa emotiva nel mostrare le derive di Gloria che riverberano un po’ ricattatorie.

L’atteggiamento minimalista del regista in ogni caso consegna un ritratto di donna inequivocabilmente riuscito, drammatico e feroce quanto ironico, con accenno a toni di commedia. Un viaggio dentro la sensibilità e la solitudine femminile fatto con grande delicatezza e rispetto, nel momento in cui la vita comincia a rendere conto del tempo che passa. Ogni contraddizione viene superata con brillantezza, senza porsi il problema del giudizio.
L’intimo viene messo in mostra in tutta la sua drammatica umanità, gli sguardi dei protagonisti grondano di verità e la malinconia viene aspersa a piene mani sul pubblico. Non c’è peccato e quindi non necessita di assoluzione, Gloria, desiderosa solo di vita. L’ultimo ballo del film è forse l’unico momento in cui il regista interviene con una scelta forte, che fissa la psicologia della protagonista e la caratterizza indelebilmente.

Ma tutto il resto vien da dire, è merito dell’attrice. Paulina Garcia , premiata giustamente alla Berlinale con Orso d'argento come migliore attrice con un plebiscito. Il film ha vinto invece il premio della giuria ecumenica .

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati