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I sogni segreti di Walter Mitty

Regia di Ben Stiller vedi scheda film

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La recensione su I sogni segreti di Walter Mitty

di EightAndHalf
4 stelle

Mentre la vita (Life) sta per diventare online (Life Online), Walter Mitty (Ben Stiller, sufficientemente irritante) è come altri suoi colleghi condannato alla morte del passato, della pellicola, del sogno ad occhi aperti, anche se quest'ultimo non era mai stato compreso, al massimo accettato (vedi la madre, brillante Shirley MacLaine, e la sorella) ma mai capito. Solo Walter, nei suoi "incantamenti" momentanei, sapeva ricreare il suo piccolo mondo ideale, distante dalla realtà sia prima che dopo la digitalizzazione del mondo. Timido e rassegnato se non nei momenti in cui si priva delle connotazioni spazio-temporali e si lancia in immagnifici spazi inesistenti (o in azioni eroiche inimitabili), il protagonista è il prototipo (topos cinematografico) del "fallito sognatore", che vive su di sé la contraddizione di un'epoca di triste transizione. Sentendosi giustificato da simile intento, non tanto nascosto sotto l'ingombrante scorza ingenuamente buonista, Stiller strilla ai quattro venti ciò che sa fare con una cinepresa, criticando l'avvento del digitale ma usandolo spesso per la risoluzione delle immagini e degli effetti speciali, proponendo mondi alternativi senza dunque curarsi della verosimiglianza ma dando troppo per scontate certe situazioni (una Groenlandia in cui si parla inglese, un bambino islandese talmente idiota da scambiare per un pupazzo uno skateboard), inquadrando una figura risaputa e già vista che deve trovare il coraggio di pronunciare il suo vero amore compiendo una missione che lo renderà definitivamente un eroe. Pedante, a tratti divertente ma dalle conclusioni più comuni e confortanti (la vendetta contro il proprio capo, la soddisfazione del sogno d'amore), I sogni segreti di Walter Mitty è fantascienza onirica sentimentale che vorrebbe prendersi sul serio ma che semplicemente rende il sogno realtà rendendo superflui gli "incantamenti", e spiattella tutto così tanto davanti alla faccia dello spettatore da non destare in questo la voglia di esplorare eventuali significati, comunque facilmente intuibili (la presenza di Space Oddity, nell'unica scena di grande effetto). C'è poco cinema nel nuovo film di Ben Stiller perché non si ha alcun senso della misura, si sottovaluta la più intelligente semplicità e si gonfia però la storia più risaputa con viaggi intercontinentali e immagini cartolinesche in stile Life. D'altronde Walter sta cercando la sua vita, e sembra che l'unica possibile via d'uscita sia quella del viaggio alla scoperta di se stessi e dei luoghi da sempre sognati (e il cinema diventa chiara metafora: le foto scattate dal fotografo Sean Penn devono essere decodificate, sono indizi per il ritrovamento di vita, felicità, amore, addirittura Sommo Bene). Se anche ci fosse un'intelligente riflessione sui cambiamenti morali e psichici che sta comportando il presente, questa riflessione sarebbe però dentro una confezione schematica e risibile, che non si cura di rendere la storia minimamente sensata perché tanto frutto di un sogno. Nella ovvietà più sfacciata, il sogno cinematografico diventa pretesto, ed è proprio il triste caso di I sogni segreti di Walter Mitty. Fa ridere solo la sequenza di Benjamin Button, forzatamente sopra le righe, ma purtroppo è solo una parentesi, per giunta priva di finalità altre se non quelle di costruire uno sfogo che può essere di tutti e che non ha nulla di personale: Ben Stiller è arido, un regista/interprete privo di stile. Uguale a molti altri, su misura per la massa.

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