Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Scrive lettere d’amore per altri, Theodore: è il suo lavoro. E i suoi sentimenti sono macerie, frammenti di un passato che ritorna, rovine d’umore malinconico. Fallimenti: in una sessione di sesso virtuale, in un appuntamento vis à vis. L’incontro è fuori dalla sua misura. Ed è per questo che Catherine l’ha lasciato. Perché la realtà, per Theodore, sono i fantasmi, quel che proietta sulle persone, lo specchio con cui ricopre il mondo. Per questo s’innamora di Samantha, un sistema operativo. Sorge dai suoi dati. E si manifesta solo come voce, pura possibilità che non deve avere corpo, e - per lasciarlo sognare - non deve ridursi a immagine. È lui a darle un sesso. Lei, in originale Her, è un complemento oggetto. Un altro, il più radicale. Ma Samantha, come tutto, eccede il suo ombelico. Un mélo sci-fi, un amore umano/postumano, I Love You di Ferreri, Ruby Sparks. Sul manifesto la parola Lei campeggia sotto il volto di Phoenix: è lui che conta, perché questa è - nuovamente - un’opera tragica sul solipsismo. «Un film sulla masturbazione (A. Abruzzese)»? Sì, ma non di fronte a YouPorn. Nel buio della camera di un eterno adolescente. Tra linee minimal di design, superfici levigate e camicie monocromo, c’è un mondo semplificato, alienato e privilegiato, ridotto al cruccio sentimentale. Al principio di piacere, squarciato infine dalla realtà. Da un orizzonte. Se Lei coglie lo zeitgeist lo fa come una pop song. Canta i dolori di un uomo chiuso in sé, mentre il mondo è ridotto a struggente riflesso.
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