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Lei

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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La recensione su Lei

di cheftony
6 stelle

“Com'era essere sposati?”
“C'è qualcosa che ti fa stare bene quando condividi la vita con qualcuno.”
“Come si condivide la vita con qualcuno?”

Abitante malinconico di una metropoli di un futuro non troppo identificabile, Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) lavora come scrittore di lettere telematiche per conto terzi, attività in cui dimostra una bravura ed una sensibilità che le persone comuni sembrano aver smarrito con l'ipertecnologizzazione. Separatosi dalla moglie Catherine (Rooney Mara) da quasi un anno, Theodore negli ultimi tempi è diventato poco socievole, se si esclude il bel rapporto di amicizia di lunga data che lo lega ad Amy (Amy Adams).
Un giorno Theodore compra un nuovo ed avveniristico sistema operativo, l'OS1: una volta configurato come voce e figura femminile (ovviamente tramite comando vocale: nel futuro addio a tastiere e diversi altri hardwares...), l'OS1 si auto-attribuisce il nome Samantha e comincia a dimostrare al neo-acquirente tutte le sue capacità interattive, la sua sensibilità, la sua completezza, diventandone una grande assistente di videogiochi, una confidente, una compagna.
Già, una compagna: Theodore finisce inaspettatamente e quasi inavvertitamente a fidanzarsi col proprio sistema operativo, al quale si lega come fossero due inseparabili e teneri amanti. Smartphone infilato nel taschino della giacca in modo che la fotocamera abbia la visuale libera e via ad andare in giro per il mondo, a condividere esperienze, ad approfondire un rapporto sempre più intimo ed impossibile. Ma mentre Samantha si arricchisce di sfumature umane, morali e sentimentali, Theodore, travolto da una felicità inedita e poco convenzionale, sembra aver perso il contatto con la realtà tangibile...

Quarto film di Spike Jonze, specialista in videoclip (ha lavorato per Sonic Youth, Beastie Boys, Weezer, R.E.M., Björk e molti altri), e premiato con l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale, “Lei” è un curioso crocevia fra la commedia sentimentale, il dramma della solitudine e lo sci-fi, con quest'ultimo che predomina a livello di ambientazione e presupposti, lasciando poi che le dinamiche si sviluppino non troppo diversamente da quelle delle “normali” relazioni affettive. La genialità dell'idea di partenza consiste proprio nello sviluppare un rapporto così anomalo da costringere lo spettatore ad accettare tutto ciò che ne deriva, a partire dai rapporti sessuali completamente rivoluzionati (e qui entra in ballo un altro paio di colpi di genio non indifferenti). Personalmente non credo che Jonze volesse attraverso questo film lanciare un monito o una sorta di allarme socio-tecnologico-comportamentale: è una storia d'amore. Assurda, surreale, nel suo stile, ma pur sempre una storia d'amore semplice e lineare.
I dialoghi in generale sono più che buoni, ma d'altronde su di essi si fonda una massiccia fetta del film, così come sull'interpretazione trasognata e convincente del bravissimo Joaquin Phoenix e sulla voce prestata al sistema operativo da Micaela Ramazzotti, che fa del suo meglio per non sfigurare rispetto alla voce originale di Scarlett Johansson.
La regia di Jonze è ispirata, la fotografia dell'outsider Hoyte Van Hoytema aggressiva, l'estetica e il sonoro ammiccano al mondo indie, fra geometrie composte, colori dominanti insoliti come l'arancione e canzoni degli Arcade Fire.
Qualcuno si ricorda di “Lars e una ragazza tutta sua”? Qualche parallelo si può instaurare, nonostante le differenze del caso: pregi notevoli, fra cui, su tutti, l'idea di sviluppare una storia d'amore fra una “lei” fisicamente improbabile e un lui tenero e ai margini, reso da una parte da Phoenix e dall'altro da un altrettanto bravo Ryan Gosling, autentici capisaldi dei rispettivi film. Le due opere sono accomunate anche da un difetto non trascurabile, vale a dire una seconda parte annacquata, titubante, in cui “Lei” sembra ristagnare troppo a lungo per poi essere precipitoso nel risvolto maggiore della trama.
A parziale scusante del lavoro di Jonze, devo dire che forse è complesso e leggibile su diversi strati più di quanto non si riesca a cogliere alla prima visione. Da tenere d'occhio per una seconda visione, allora...*** e ½

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