Espandi menu
cerca
Lei

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 123
  • Recensioni 3128
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Lei

di OGM
8 stelle

Spike Jonze è un fantasista tormentato. L’immaginazione, d’altronde, è un mondo interiore, per lo più sconosciuti, nel quale ci si muove con difficoltà. La paura è inevitabile, la prudenza è d’obbligo. L’avvertenza vale anche per chi da sempre è abituato a vivere in realtà intangibili, costruite attraverso il pensiero, percepite attraverso emozioni traslate. Theodore Twombly è uno scrittore di lettere. Le detta ad alta voce ad un computer, che le converte in testi elettronici: sono prodotti realizzati su commissione, e destinati ad ignoti amici, amanti, compagni. Theodore è davvero bravo, nel suo mestiere. È particolarmente abile nel mettersi in sintonia con persone totalmente estranee, di cui sa poco o nulla, e delle quali, però, riesce ad interpretare perfettamente le intenzioni, gli stati d’animo, i desideri. Si direbbe che quel giovane, in fatto di sentimenti, possa vantare una grande esperienza. Invece è un uomo solo. Il suo matrimonio è fallito, non frequenta nessuno, ed anche con i colleghi ha solo contatti fugaci e superficiali. Un giorno, a riempire quel vuoto, arriva lei. Si chiama Samantha, ed ha una voce calda e suadente. Però non è una creatura umana. È un sistema operativo estremamente avanzato, un sistema di intelligenza artificiale così raffinato da possedere una coscienza. Tra lei e Theodore nascerà l’amore. Questo film descrive, istante per istante, la genesi di un coinvolgimento affettivo che nasce come la solita dipendenza tecnologica, per poi trasformarsi in un rapporto profondo, basato su una comunicazione ininterrotta ed incondizionatamente sincera, in cui due esistenze – l’una biologica, l’altra esclusivamente virtuale – si scambiano confidenze, condividono dubbi e parlano dei rispettivi bisogni, fino a non poter fare a meno una dell’altra. Quella singolare relazione, che pure, incredibilmente, non è priva della componente fisica, salta la fase iniziale della passione per addentrarsi subito nel territorio concreto ed accidentato del quotidiano, nel quale si soffre, si discute, ci si confessa sullo sfondo delle solite storie di tutti i giorni.  Il legame tra Theodore e Samantha non è basato sulla esaltazione dei sensi, bensì sull’intimità più profonda e cupa, dove risiedono le ombre dell’insicurezza, del tedio, dell’abbandono. Due esseri si esplorano a vicenda, poco alla volta, attraverso una distanza apparentemente infinita, eppure colmata, in un lampo, da una connessione digitale che crea un’illusione di calore e vicinanza. Ma lasciarsi incantare da questa magia non è affatto facile. A dispetto degli automatismi che, con un clic, simulano presenze e modificano l’aspetto dell’ambiente circostante, aggirarsi in quell’aldilà impalpabile è un’avventura piena di insidie; da un lato, il videogioco ci chiede continuamente di prendere iniziative, risolvere problemi ed affrontare pericoli, dall’altro l’autonomia della macchina rischia, da un momento all’altro, di farci perdere il controllo della situazione. Theodore, in Samantha, trova un conforto su misura, e a portata di mano, però il suo agire rimane immaturo ed incerto, come quello di un bambino che si sforzi di imparare da zero una lezione lunga e complessa. Il percorso di Her è lo studio esitante di un’inattesa possibilità di evasione, che tuttavia costringe, chi la pratica, a restare con i piedi per terra. La fuga è ostacolata dal fatto che la sua strada è lastricata di specchi, che ci restituiscono il volto nostro e di tutto ciò che, vilmente, vorremmo lasciarci alle spalle. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati