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Viva la libertà

Regia di Roberto Andò vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Viva la libertà

di hallorann
8 stelle

“In obscura nocte sidera micant” urla una contestatrice all’assemblea nazionale di un simil-PD di cui Enrico Oliveri è il segretario contestato per immobilismo, grigiore. Il piano di fuga è già in atto, in grande silenzio fugge a Parigi da una ex fiamma. Il fido Andrea Bottini, suo collaboratore e funzionario di partito è sgomento, in un primo momento la notizia viene tenuta nascosta, poi ai lavori della sinistra europea viene dato per convalescente perché reduce da un intervento d’urgenza. La moglie di Enrico dà delle indicazioni ad Andrea per capire dove possa essere andato a nascondersi. Giovanni Ernani, filosofo autore de “L’illusione di vivere” è il fratello gemello omozigoto di Enrico recluso in un istituto psichiatrico. Bottini va a cena con lui per saperne di più del fratello, non si vedono da vent’anni e un giornalista lo scambia per il segretario del principale partito d’opposizione. L’intervista imprevista esce sul Corriere, Andrea ha trovato l’eccellente sostituto. Due gocce d’acqua completamente nel carattere, se Enrico è un burocrate insicuro e senza idee, Giovanni parla per haiku, colpisce e incanta, anche fisicamente. E’ la svolta per il partito alla vigilia delle elezioni, mentre il vero segretario in Francia ritrova se stesso e riappare quando scomparirà nel nulla Giovanni.

VIVA LA LIBERTA’ è un melò moderno applicato all’attualità politica, un melò fresco e fiero come LA FORZA DEL DESTINO di Verdi che riecheggia canticchiata e strombazzata in più passaggi del film. Un film di piccole grandi verità sulla politica odierna fatta di slogan giusti per intontire e/o stordire la gente a seconda dei punti di vista. Il segretario Oliveri ricorda un Bersani, un Fassino, un D’Alema (per citare i più noti) fuori fuoco e invecchiati male nel proporsi e nell’essere ancora protagonisti di una scena politica in cui hanno collezionato quasi solo sconfitte pesanti. Il sostituto Giovanni ricorda il Veltroni estroso del primo periodo, il Renzi della prima ora o un Berlinguer del duemila. Ma più che altro la forza della politica sta nell’uso delle parole giuste quali strumento di convincimento per scardinare un elettorato deluso e disaffezionato al professionismo della politica. In questo paese la verità la può dire solo un matto, una persona disturbata, la follia come metodo per salvare il partito e l’Italia. E’ una satira intelligente ed elegante, un eufemismo pessimista sul nostro sistema politico elefantiaco, esacerbato dalla mancanza di coraggio e vero rinnovamento della sinistra orfana di Marx, Lenin e Berlinguer; una sinistra dapprima minata e in seguito annichilita e inginocchiatasi al berlusconismo selvaggio e mediatico duro a morire. “La paura è la musica della democrazia…il potente vuole sfidarla, ne è attratto e per questo motivo che non esiste democrazia occidentale senza servizi segreti…”. I paradossi della democrazia. E ancora, le analogie tra cinema e politica “bluff e genio coesistono”. Lo scrittore, sceneggiatore e regista Roberto Andò coglie nel segno, con la soluzione vecchia come il cucco dei “due gemelli veneziani” alla Goldoni e tante altre citazioni a proposito sul doppio, interpreta il presente nel migliore dei modi possibili. Toni Servillo è straordinario e determinante per il bel risultato ottenuto: una prova superba e sfaccettata del numero uno degli attori drammatici italiani. Valerio Mastandrea se ben diretto non è monocorde come in altre prove impegnate, merito di Andò e della sceneggiatura. Nella galleria di comprimari brillano anche il Presidente della Repubblica Massimo De Francovich, il giornalista Renato Scarpa, il grande vecchio del partito (e della scena teatrale) Gianrico Tedeschi, la funzionaria spigolosa Anna Bonaiuto e la moglie triste Michela Cescon. L’unico punto debole forse è la Bruni Tedeschi, ma come la Bellucci non è una novità.

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