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Frozen - Il regno di ghiaccio

Regia di Chris Buck, Jennifer Lee (II) vedi scheda film

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La recensione su Frozen - Il regno di ghiaccio

di Raffaele92
6 stelle

Tratto da “La regina delle nevi” di Andersen, “Frozen” si presenta come una variazione rispetto agli schemi del cinema d’animazione d’oggi.

L’idea di base della Disney è quella di un ritorno alle origini, a quella concezione di cinema dove la fiaba intreccia l’operetta, riuscendo qui a fondere mirabilmente gli umori e le ispirazioni proprie di grandi classici quali “Cenerentola” (1950) e “La sirenetta” (1989) con quell’idea di cartoon chiassosamente ma gioiosamente colorato propria di “Rapunzel” (2010) e affini.

Il racconto, di matrice musical come da tempo non accadeva all’interno del genere, ambisce alla coralità dando vita a una molteplicità di personaggi in grado di funzionare magnificamente.

Se da una parte il doppiaggio rivela i propri inevitabili limiti, d’altro canto il livello tecnico di realizzazione e le scenografie (le sfumature e i risvolti del ghiaccio sono a dir poco incantevoli) è semplicemente straordinario.

Come ho anticipato prima, si tratta di un ritorno ai modelli cinematografici della “vecchia scuola”. Ritroviamo infatti tutti gli archetipi della fiaba accanto ad altri luoghi comuni che vengono invece ribaltati, come il ruolo del principe azzurro o quello della principessa, nella quale scopriamo inaspettati slanci di emancipazione.

Permangono molti degli elementi classici, quali la costante presenza di buffe e simpaticissime figure di contorno (quella di Olaf su tutte), nonché l’atto di vero amore come manifestazione necessaria allo scioglimento di incantesimi o maledizioni.

A rendere però “Frozen” del tutto originale e diverso dai tanti film d’animazione di ieri e di oggi è l’ambientazione, grazie alla quale la messa in risalto delle architetture nordiche si fonde con la costante presenza di costumi dai cromatismi sgargianti.

Ultimo aneddoto, ma non meno importante, riguarda un doveroso paragone non tanto con le altre produzioni Disney quanto con tutti il cinema d’animazione degli ultimi anni. Se infatti opere come “Up” (2009), “Wall-E” (2008) o “Big Hero 6” (2014) sono – schematicamente e visivamente parlando – ancorate alla realtà o alla grafica fantascientifica di tanti videogiochi, su “Frozen” ritroviamo quell’atmosfera incanta riconducibile a null’altro che non sia il glorioso passato della Disney.

In questo, la pellicola in questione rivela il proprio innegabile ed efficacissimo intento di (ri)evocazione di ciò che fu, l’espletamento di una nostalgia quanto mai urlata nei confronti di un modo di fare cinema estinto, non più concettualmente possibile a causa dell’inevitabile cambiamento dei gusti e della mutazione dei prototipi cinematografici passati (si parla sempre di cartoni animati).

A suo modo un piccolo unicum nella Storia del Cinema, in grado di appassionare spettatori di tutte le età nonostante il target sia – se possibile – ancora più basso rispetto a certi film della Pixar, nonché approssimativamente rivolto ad un pubblico prevalentemente femminile.

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