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Frozen - Il regno di ghiaccio

Regia di Chris Buck, Jennifer Lee (II) vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Frozen - Il regno di ghiaccio

di obyone
8 stelle

scena

Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): scena

 

Olaf: "Ehi, fammi un favore acchiappami le chiappe!"

 

"Frozen - Il regno di ghiaccio", di cui a breve vedremo il secondo capitolo, è il 53° classico Disney, creato dalla gelida perfezione della grafica computerizzata e distribuito nelle sale di tutto il globo nel 2013 con incassi a nove zeri. A dirigerlo fu la coppia Chris Buck e Jennifer Lee. Costei fu, inoltre, la penna che trasse ispirazione da Andersen, senza che rimanesse, in verità, traccia alcuna della sua "Regina delle nevi" nel risultato finale, se non le suggestioni visive dello scenografo. Lo vidi con riluttanza. Le principesse svenevoli non mi sono mai piaciute. Mia moglie, che di costumi d'epoca ne sa più di me, mi ha più volte spiegato che le donne si sono sottoposte fin dalla creazione alle immani crudeltà della moda. Una di queste è l'abuso di corpetti che comprimono la cassa toracica fino a causare svenimenti. Si spiega così, immagino, il qui pro quo tra la casa di Topolino, sempre a passo coi tempi, e la bella Kyra Nightley che ha interpretato i languidi mancamenti di Ariel e Biancaneve come elemento di debolezza caratteriale nelle eroine a cartoni animati. "Non voglio che cresca pensando che un uomo debba salvarla" ha chiosato l'attrice parlando della figlia piccina. Niente principesse per la povera Ellie Nightley e tantomeno l'Azzurro a cavallo per cui scigliore la treccia. Unica eccezione ammessa per Anna ed Elsa. Magrissime e bellissime, come tutte le principesse che infarciscono la testa delle nostre bimbe (Kyra compresa) di sogni estetici irraggiungibili, le sorelle di Arendelle non usano allacciare alla vita bustini che richiedono la leva di uno stivale puntato sul posteriore. Loro respirano e non cadono svenute. Mai. E nessuna di loro ha bisogno di un uomo per esercitare il proprio arbitrio e influenzare il proprio futuro. Kyra Nightley docet.

 

scena

Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): scena

 

Frozen, dunque, possedeva allora come possiede oggi i carismi di una sentita e inevitabile emancipazione femminile che può influenzare l'arte cinematografica e servirsi delle arti per librarsi in aria. Se in casa Disney Minnie ha alzato la testa va anche detto che il dio danaro ha sempre avuto il sopravvento su ogni principio per cui il management è ben attento ad offrire al pubblico quanto desidera, più per speculazioni economiche che per filantropia, specie se si considera che il genere femminile va al cinema e paga il biglietto molto più spesso di un tempo. Lo script di Jennifer Lee è dunque frutto di un'epoca in cui molti (donne ma anche uomini) la pensano come Kyra Nightley e non si accontentano più della minestra riscaldata nel focolare di Cenerentola. Questo nuovo credo è stato tradotto da Jennifer Lee in una sceneggiatura capace di aggiungere nuovi elementi di affrancamento femminile al classicismo disneyano che rimane, tuttavia, caposaldo ineluttabile. Elsa ed Anna sono principessa, come nella migliore tradizione, tuttavia si presentano in maniera diversa al pubblico del 21 secolo. Elsa è tutta d'un pezzo come le stalattiti e le colonne di ghiaccio che il suo potere incontrollato è in grado di produrre mentre Anna è impulsiva ed indomabile. Entrambe falliscono, imparano dai propri errori e crescono domando le proprie paure. Elemento imprescindibile della tradizione è la storia d'amore che, pur presente, è offuscata dall'intenso rapporto di sorellanza che sta alla base della risoluzione dell'intreccio e della riuscita della storia. Sono stati, invece, ribaltati i rapporti di forza Cenerentola/Principe a favore di Anna che sovrasta in ricchezza e lignaggio il forastico compagno d'avventura. Non mancano ulteriori rotture negli schematismi consolidati come il naufragio sentimentale tra Anna ed Hans e la presenza di "falsi antagonisti" che lasciano nella seconda parte della storia il posto alla vera strega che non è più una vegliarda o una perfida matrigna bensì un maschio dai paramenti regali. Il pupazzo Olaf, invece, è un classico elemento asservito alla scopo di ridurre la tensione emotiva dando alla drammaticità del racconto quella lievità che spesso decreta la fortuna dei film disneyani. I teneri troll ricoperti di muschio rompono con la millenaria tradizione di perfidia per assumere connotazioni da pupazzi morbidosi e saggi nonostante le sembianze rocciose e, lí per lí, poco rassicuranti. Sulla scia, Dreamworks, li avrebbe poi trasformati in lillipuziani colorati e canterini riprendendo da Frozen e sancendo il primato Disney nel mercato dell'animazione. Infine, pur non arrivando agli eccessi comportamentali della simpatica canaglia di "Brave", le principesse sono più combattive rispetto al passato e la complicità sororale riveste la posizione centrale in una vicenda che dell'amore celebra la consanguineità piuttosto che l'affinità.

 

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Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): scena

 

Frozen è un film emozionante financo sorprendente che alterna il giusto mix di azione, ironia e buoni sentimenti per veicolare un messaggio positivo sulla scoperta dell'amore per se stessi (Elsa) e per gli altri (Anna). Il resto va vicino alla perfezione come giusto che sia quando sia ha tra le mani i migliori cervelli ed una posizione dominante sul mercato. Musiche sempre curate e canzoni orecchiabili e ben arrangiate per ridondare nelle orecchie a lungo completano un film che a mio avviso trae il maggior beneficio dall'espressività di uno script mesto come un ritratto velato, gelido come un bacio rifiutato ma testardo e compassionevole come un "atto di vero amore".

 

Anna: "Amo le porte aperte!"

Elsa: "Non le chiuderemo mai più"

 

Rai 1

 

scena

Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): scena

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