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Nebraska

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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La recensione su Nebraska

di Eric Draven
7 stelle

Bruce Dern

Nebraska (2013): Bruce Dern

 

La malinconia mai sopita di un’America (dis)illusa

 

Woody Grant è un vecchio signore acciaccato e forse con le rotelle non a posto, che vaga sperduto nel “rimasuglio” dei suoi “arrochiti” e flebili ricordi, ma adesso una speranza lo rinvigorisce di un’utopia che lui sente vera. Ha ricevuto il biglietto di una lotteria che lui crede essere vincente, invece è solo pubblicità ingannevole, ma a tutti costi vuole raggiungere la città di Lincoln per riscuotere il milionario premio. Provano a dissuaderlo, ma invano, così il figlio decide di accompagnarlo nel lungo viaggio, preoccupato più che altro della sua salute mentale e delle sue precarie condizioni fisiche. Si fermano a Hawthorne, cittadina in cui Grant è nato e ove ha parenti e “amici”. Un covo forse di vipere a cui Woody dice orgogliosamente di aver vinto ed essere dunque un uomo ricco. Attratti dalla fortuna dell’uomo, i conoscenti e i parenti cercano di estorcergli parte della somma, facendo riemergere rancori mai acchetatisi, invidie e antiche gelosie. Intanto Woody passeggia scorbuticamente “turbato”, in questo spettro di umanità pronta a saltargli addosso ma anche lesta a fargli tornare la memoria, in un tuffo quasi anacronistico con un passato ancor vigente nel suo cuore malandato eppur trasognante.

La domanda che sorge spontanea dopo la visione è questa: Payne ha firmato un capolavoro “sporcamente” fotografato da immagini limpidissime, azzeccando un’opera marginale di struggente fascino, oppure è stato al solito furbetto, allestendo un campionario di luoghi comuni sui vizietti degli americani? Ci stanno entrambe le ipotesi e voi abbracciate la tesi che più vi soddisfa, ma è innegabile che il film, nella sua andatura folk da ballata on the road, nonostante qualche momento “facile” di comicità telecomandata e una poetica agrodolce forse di maniera, rimane impresso e ci appaga, svelandoci il lato nascosto di un’America illusa ma anche cinica, in uno spaccato emozionante e quasi ancestrale, di un’altra epoca, ove i bizzarri paesani sono colorite figure di contorno che non fanno una gran figura e ove si staglia memorabile Bruce Dern con la sua recitazione nevrotica, in sordina, frammentata da lampi accecanti di lucidità guascona e folle.

Un film da vedere, per apprezzarlo o meno.

 

di Stefano Falotico

 

Bruce Dern, June Squibb

Nebraska (2013): Bruce Dern, June Squibb

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