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Nebraska

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nebraska

di zombi
10 stelle

il bianco e nero della fotografia di phedon papamichael oltre che essere bellissimo è secondo me iconico. quasi tutto fuorchè naturalistico, una delle prime cose che mi ha fatto venire in mente è una cartolina vintage. non per niente ho letto su filmtv che è stato tirato in ballo anche peter bogdanovich e il suo paper moon. da billings nel montana a lincoln nel nebraska sono molte miglia e soprattutto molte ore di strada, anche se i grant c'hanno messo due giorni. si passa per il wyoming e nel film mi è parso di vedere pure il cartello del south dakota, comunque sterminate distese di nulla con montagne sullo sfondo. e anche qui il bianco e nero della fotografia fa il suo "sporco" lavoro di rendere gli stati uniti d'america qualcosa che fa parte del retaggio culturale di uno che vive a busseto in provincia di parma nella pianura padana in italia. david grant esasperato porta il padre anziano a lincoln nel nebraska a "ritirare" la vincita di un milione di dollari come dice stampato a chiare lettere sul foglio che porta il suo nome. a nulla valgono le richieste di aiuto della madre ai due figli david e ross, di far ragionare quel vecchio testardo. ogni qual volta che il vecchio woody viene depositato a casa, lui riprende la porta e con la sua andatura dinoccolata con le lunghe gambe riparte per andarsi a prendere i soldi. regista e sceneggiatore sono stati molto bravi a gestire un road movie con regolamento di conti tra un padre e un figlio.... dico quasi un western(con il lento passaggio finale per la strada principale di hawthorn prima di lasciare per sempre il paese natale)di questo taciturno vecchio uomo, cocciuto e talmente involuto da sembrare sulla degradante via della demenza senile. le strade, gli incroci, le insegne e le scritte bianche sui muri di mattoni(immagino)rossi di hawthorn sembrano catapultare i due eroi dell'epopea tutta americana di questo figlio col padre, in un paese stroncato dalla crisi e quasi interamente abitato da vecchi o da giovani obesi che hanno perso il lavoro e vivono in casa con mamma e papà. david grant lavora in un centro home-theatre, fa il commesso. la sua ragazza lo ha lasciato perchè, che si sposassero o si lasciassero, ma che almeno succedesse qualcosa e lo è andata a trovare solo per riportargli le ultime cose. così avverte al lavoro che non sta bene e parte col padre alla volta di lincoln. il viaggio non dev'essere una sfuriata fino a lincoln, perchè david sa che quell'annuncio è una presa in giro. si fermano anche al monte rushmore a vedere il famosissimo monumento coi quattro presidenti. da lontano, presto l'entusiasmo sul viso di david si spegne sotto le picconate di woody, che demolisce il monumento. così ripartono passando una notte in un motel in cui woody si ubriaca e perde la dentiera su dei binari nel tornare verso la stanza. il viaggio di questo figlio col padre è quasi una comica raffreddata sotto i ferri di uno humour raggelante di un'età che non ha più nulla da perdere, che nulla lo stupisce(il monte rushmore)e nessun ricordo potrà ravvivarlo perchè tanto ormai è passato. ed è normale che il figlio sia carico di entusiasmo anche per la sosta ad hawthorn dalla famiglia, mentre invece woody chieda basito "perchè", quando lincoln ormai è alle porte e così il malloppo che lo aspetta. il bianco e nero di phedon papamichael viene a rappresentare il modo in cui woody vede la vita. un insieme di cose e ricordi decrepiti e sepolti in un cimitero che non servono se non a smuovere sofferenze, di cui un uomo alla sua età non ha proprio bisogno. il personaggio di woody è si delineato, ma anche "solo e quasi" accennato. quel suo straniarsi e chiedere "ehh?" o "cosa?" quando viene interpellato mostra un uomo apparentemente rincoglionito, che invece a stento ricaccia nel profondo di lontani ricordi, dolori che credeva di aver debellato e allontanato. il figlio queste cose non le riesce a comprendere perchè è troppo giovane e la madre è troppo impegnata a spettegolare sui morti, in una scena quella al cimitero spettacolare e allo stesso tempo quasi incredibile. ci sono rimasto male come il figlio quando continuava a dirle di non dire quelle cose che stava dicendo. ottimo bob nelson a scrivere ciò che ha scritto e payne a riproporlo in immagini lente e lunghe come sono lenti e lunghi i paesaggi uguali a se stessi del wyoming per esempio. le musiche di mark orton poi fanno il resto. accompagnano da comprimarie in questa sorta di amarcord che ostinatamente vuole riemergere e che woody coi suoi occhioni ingigantiti dagli occhiali chiede "what for!!??".... perchè? e quel perchè rimane lì sospeso tra gli occhi smarriti di woody e lo sguardo di david, amorevole con quel suo sorriso sghembo e perennemente avvilito da una vita senza guizzi con gli occhi che forse per la prima volta nella sua vita cercano di vedere e cogliere tutto del genitore, così sconosciuto. un film e una storia che vivaddio, nonostante parli costantemente di qualcosa o qualcuno fallito o sulla via del tramonto, riesce a far ridere spesso e volentieri quando sembra sull'orlo di far piangere. "what for?" chiederebbe woody. perchè woody un "what for?" nella vita ce l'ha e sta tutta in quel foglio di carta pubblicitario e ingannevole. gran film. 

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