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Dallas Buyers Club

Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dallas Buyers Club

di ethan
7 stelle

'Dallas Buyers Club' del canadese Jean-Marc Vallée - del quale avevo molto apprezzato anni fa 'C.R.A.Z.Y.' - è stato tra i principali protagonisti all'ultima Notte degli Oscar, portandosi a casa tre statuette, attore protagonista (Matthew McConaughey), attore non protagonista (Jared Leto) e trucco e acconciature (Adruitha Lee e Robin Mathews) e ha il merito di rinvigorire un vero e proprio sottogenere - il film sull'AIDS - che, a partire dagli anni '90, aveva regalato, fra i tanti, opere significative, anche se non tutte riuscitissime, come 'Che mi dici di Willy?', 'Notti selvagge', 'Philadelphia', 'The Hours', senza dimenticare la miniserie 'Angels in America', ma che ultimamente si era un po' affievolito.

Il film narra la storia di Ron Woodroof (Matthew McConaughey), elettricista texano omofobo, frequentatore di prostitute nonché gran fumatore e consumatore di droghe che, causa un incidente sul lavoro, si ritrova in ospedale con una diagnosi - siamo nel 1985 - del terribile morbo che gli dà una speranza di vita di trenta giorni. Da qui inizia invece per l'uomo una lunga odissea tra ospedali, cure ufficiali rifiutate, ricorsi a medicine 'alternative' importate dall'estero, vendute, in associazione con Rayon (Jared Leto), un travestito conosciuto in clinica, ad altri sfortunati colpiti dalla malattia tramite il versamento di una quota fissa di denaro, lotte con medici e battaglie in tribunale per ottenere la possibilità di scegliere la cura, fino al 1992, anno della morte dell'uomo.

La pellicola mostra molteplici pregi, che superano i pur riscontrabili difetti, a mio avviso, presenti specialmente in fase di sceneggiatura, tanto nello sviluppo della storia quanto nella descrizione dei personaggi secondari, a dire il vero non molto approfonditi come la vicenda necessitava, che inficiano sul risultato complessivo dell'operazione.

Lo script pare sempre muoversi incerto tra l'atto d'accusa nei confronti delle lobbies delle case farmaceutiche, in connivenza con la DFA, l'ente governativo per alimenti e medicinali, e i medici compiacenti che somministrano farmaci - nello specifico AZT - che non alleviano il male ma, anzi in soggetti molto debilitati, accelerano il processo degenerativo a causa di effetti collaterali, ed il ritratto di un individuo e, di riflesso del mondo circostante, che lotta in tutti i modi per protrarre sempre più in là un'esistenza ormai segnata. 

Ma se il primo bersaglio non va a segno e costituisce l'elemento più debole del film, con una didascalia nel finale che, affermando che un dosaggio più basso dell'AZT è d'aiuto a contrastare il male sembra contraddire quanto affermato fino a quel momento, la seconda componente costituisce il punto di forza del film.

Vallée, con un montaggio accorto, limita qualsiasi tipo di virtuosismo registico, tranne in un'inquadratura dove, con un movimento di macchina, ribalta quella che in apparenza sembrava una scena ambientata in una chiesa e, al contrario, si tratta di un locale dove Ron consuma i suoi bagordi, e concentra gran parte  dei suoi sforzi sul lavoro con gli attori.

Sensazionale la prova di Matthew McConaughey in un ruolo che finalmente esalta il suo talento, già dimostrato in 'Killer Joe' e nel cameo in 'The Wolf of Wall Street', in una vera e propria metamorfosi fisica in cui l'attore getta tutto se stesso: il suo personaggio dalle caratteristiche sgradevoli ma anche capace di gesti umani rimarrà certamente nella memoria; quasi altrettanto bravo un irriconoscibile e forse ancor più provato Jared Leto, in una parte che però necessitava forse un approfondimento maggiore, mentre Jennifer Garner e Griffin Dunne, medici dal 'lato umano', fanno da contraltare a colleghi ben più ligi ai severi protocolli ospedalieri, come quello interpretato da Denis O'Hare.

Molto accurata la descrizione del degradato contesto in cui i personaggi del film si muovono e interagiscono, come le roulottes dove vivono, gli infimi locali dove trascorrono il loro tempo libero a contatto con una fauna umana poco disposta a tollerare e a comprendere i disagi in cui si trovano.

Due le citazioni cinematografiche: la prima per sottolineare la grettezza e l'ignoranza dei colleghi di Ron mentre parlano di AIDS, dicono che è la malattia che ha contratto Rock Hudson, apostrofato in maniera spregiativa come faggot (traducibile con checca, frocio), al che, uno non sapendo chi sia, gli altri rispondono: ''Quello che ha fatto 'Intrigo internazionale'!''. La seconda, quando Ron esce dall'ufficio della dottoressa Eve (Jennifer Garner), la ringrazia chiamandola, in maniera ironica, Miss Ratched, la famosa 'Grande infermiera' di 'Qualcuno volò sul nido del cuculo'.

Un mancato e potenziale grande film.

Voto: 7,5 (visto in v.o.s.).

 

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