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Dallas Buyers Club

Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film

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La recensione su Dallas Buyers Club

di miss brown
8 stelle

1985, Dallas, Texas. Ron Woodroof ha 35 anni e vive in un camper. E' elettricista ai pozzi di petrolio ma fa i soldi coi rodei, dove cavalca tori e raccoglie scommesse; omofobo e ubriacone, tutto quello che guadagna lo spende in droga e puttane. Un giorno ha un improvviso malore e lo portano in ospedale: ha la polmonite e nel suo sangue, oltre a metanfetamine, coca ed epatite C, trovano anche l'HIV; il suo sistema immunitario è al lumicino, gli danno al massimo un mese di vita. La sua risposta è: "Notizia flash. Non c'è niente là fuori che possa uccidere Ron Woodroof in 30 giorni."

Ron non ci vuol credere, non può avere quella roba da froci. Dopo una settimana di stravizi disperati decide di fermarsi e comincia a leggere tutto quello che trova in biblioteca sull'argomento AIDS. Chiede ai medici di essere curato con l'AZT e gli rispondono che al massimo possono inserirlo in una sperimentazione: ma potrebbe ritrovarsi nel gruppo di pazienti che assume il farmaco come in quello del placebo. Ron non ci sta, per qualche mese si procura dell'AZT rubato e dopo un accesso particolarmente forte di effetti collaterali va in Messico. Qui viene curato da un medico radiato, che ha messo a punto un cocktail molto meno tossico di farmaci già usati in altri Paesi (Francia, Olanda, Israele) ma non ancora ufficialmente registrati negli Stati Uniti, uniti a vitamine ed estratti naturali: Ron non guarisce, certo, ma in 6 mesi si rimette in piedi.

Decide perciò di lanciarsi in un fruttuoso business, contrabbandare dal Messico i “farmaci miracolosi” per quel gran numero di malati che si possono permettere di pagare le cure ma a cui i medici negano anche l'AZT. Si trova un avvocato e, su imitazione di gruppi simili di San Francisco e New York, fonda il Dallas Buyers Club. E' l'unico sistema per aggirare i mastini della Food & Drugs Administration: i soci del gruppo d'acquisto pagano un'iscrizione di 400$ al mese e per 30 giorni hanno diritto a ricevere le loro medicine.

La burocrazia gli dichiara guerra e inizia un interminabile braccio di ferro con la FDA e la DIA, il Dipartimento della Salute e l'Amministrazione delle Dogane: Ron truffa, mente, falsifica, si traveste da prete, da medico, da steward, e per anni si procura, per sé e per i suoi “soci” interferone dal Giappone, DDA dalla Francia, proteine base dalla Cina. Subisce perquisizioni e confische, interi carichi vengono sequestrati, affronta processi, ma non si arrende. E dei soldi non gli importa più niente. Muore nel settembre 1992, a 7 anni da quella prima nefasta diagnosi e dopo aver prolungato la vita a centinaia di persone. Il suo attivismo ha fatto inoltre in modo che la Corte Suprema apportasse ragionevoli modifiche allo strapotere della FDA riguardo all'uso compassionevole di farmaci sperimentali.


E' una storia vera, basata su anni di minuziosi diari che lo stesso Ron Woodroof consegnò allo sceneggiatore Craig Borten in occasione di un'intervista di 20 ore rilasciata un mese prima di morire. Poteva essere l'ennesimo biopic civile alla SILKWOOD o alla ERIN BROCKOVICH, interessanti per noi non americani che ignoravamo del tutto le loro storie. Quello che lo eleva a film indimenticabile è la formidabile interpretazione di Matthew McConaughey, che qui completa la sua definitiva trasformazione in grande attore. Non solo è dimagrito da 85 a 60 chili per impersonare Ron, si è trasformato in lui: un detestabile bastardo con un pessimo carattere, un puttaniere linguacciuto e omofobo con un perfido senso dell'umorismo, che dal momento della diagnosi di AIDS inizia ad evolversi e diventa un uomo migliore, che non pensa più solo a se stesso ma anche agli altri, e a rispettarli. E noi non possiamo non volergli bene.

Accanto a lui è il tenero transessuale e tossico Rayon, vicino di letto di Ron al primo ricovero e poi suo braccio destro e trait-d'union con la comunità gay, interpretato dall'altrettanto sbalorditivo Jared Leto, tornato alla recitazione dopo 4 anni di musica. Quando gli fu offerta la parte, truccato e vestito da Rayon si presentò al regista e tentò di sedurlo: fu subito scritturato e per tutti i 25 giorni di riprese nessuno lo vide mai “al naturale” se non, alle 6 di mattina, gli eccellente addetti al trucco. Sia Leto che McCaunaghey si meritano ampiamente i recenti Golden Globe e le candidature all'Oscar.

Altri ottimi co-protagonisti sono Jennifer Garner, la dolce ma determinata dottoressa Eve Sacks, divisa fra la necessità di usare metodi di cura approvati e la fedeltà al giuramento di Ippocrate, che le impone di curare comunque gli ammalati, anche se Big Pharma non è d'accordo. E Michael O'Neill, l'agente Barkley dell'FDA, non certo un persecutore, solo un servitore dello Stato che fa, a volte controvoglia, il proprio dovere. O'Neill era un giovane attore di teatro nella New York degli anni '80, e si vide morire intorno moltissimi amici: di quella triste esperienza ha fatto tesoro per dare umanità ad un personaggio altrimenti sgradevole. Incisive anche se brevi le interpretazioni di Griffin Dunne, il caritatevole Dr. Voss in Messico; Kevin Rankin, l'ex-compagno di bisbocce T.J, riportato all'ordine da Ron quando si permette di insultare Rayon; Steve Zahn, il compagno d'infanzia ora poliziotto, a cui Ron fornisce delle fiale per curare il padre malato di Alzheimer.

 

Il regista franco-canadese Jean-Marc Vallée, col suo sguardo “straniero”, racconta con lucidità il preciso periodo storico in cui l'Aids era considerata la nuova peste e la mancanza di cure era pari all'ignoranza e alla paura. Ha girato gran parte del film in cantieri, roulotte, recinti per il rodeo e squallidi motel, portando all'estremo il suo desiderio di realismo con la scelta vincente di usare esclusivamente la luce naturale. Il sole bruciante del Texas mette così a nudo la storia di questo strano eroe e della sua lotta per il diritto a sopravvivere.

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