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The Last Exorcism - Liberaci dal male

Regia di Ed Gass-Donnelly vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Last Exorcism - Liberaci dal male

di amandagriss
8 stelle

Addomesticare la propria natura maligna. È possibile? Di certo la si può camuffare, meglio riuscire a conviverci ed accettarla per come è, più difficile o quasi impossibile è soffocarla, rinnegarla, fingere che non esista e pretendere di condurre un’esistenza entro i canoni della ‘normalità’, vivere come vivono milioni di persone ordinarie, tristi nel loro grigio squallore ma in pace con il mondo o almeno con se stesse. Quando il Male dimora e prolifica dentro fino a farsi pericolosa presenza, in grado, per accumulo di forza, di sprigionarsi all’esterno e contaminare la realtà circostante fino a distruggerla è cosa saggia lasciarlo emergere dalle proprie viscere, veicolarlo con destrezza nei condotti marcescenti del corpo e riversarlo a piccole dosi, cosicché fluisca agevolmente, libero di agire nefando e nascosto, lontano da sguardi troppo indiscreti, da domande troppo insistenti, da rimedi fin troppo radicali, estremi. Diffidare, allora, dei percorsi di ‘purificazione’, quelli che viaggiano sui binari illuminati della razionalità e su quelli paralleli delle pratiche misteriche. Guardarsi allo specchio e guardarsi dentro è ciò che conta, come capire e carpire i segni della consapevolizzazione di sé e tradurre gli arcani indizi che ‘infestano’ il quotidiano menage, perché necessari alla trasformazione e conseguente riconoscimento di se stessi. Essere ciò che si è e non snaturarsi significa esserci nella propria unicità; implica delle rinunzie, ma al contempo svela il percorso da seguire, una retta via tutta in discesa, lastricata da ostacoli che tali non sono; è un cammino spianato, così facile familiare naturale, da riuscire a condurlo anche ad occhi chiusi. La piccola Nell, vittima del degrado ambientale e culturale della sua terra d’origine - la Louisiana - in cui bigottismo e superstizione regnano sovrani, riesce a salvarsi da un terribile incendio scoppiato durante un rito sacrificale a Satana o meglio a un suo emissario, il terribile Abalam. Soccorsa, viene curata lavata e vestita e successivamente trasferita in una casa famiglia per ragazze dal passato difficile. Qui Nell rinasce a nuova vita: è finalmente una ragazza normale, ha un lavoro e si è fatta delle amiche con le quali esce nel tempo libero assaporando per la prima volta la vita che le viene incontro, sentendone il vento della novità e della meraviglia, udendone perfino il canto, modulato dalle grida spensierate di bimbi in festa e dal suono della banda per le strade che accompagna la tradizionale caratteristica parata dei Carri nella secolare, suggestiva ruvida martoriata, New Orleans; bacia il suo primo ragazzo; è per la prima volta veramente felice. Ma i miracoli hanno vita breve…...                                                       Ritorna sugli schermi la gentile fanciulla ‘bianca come il latte e rossa come il sangue’ che il padre temeva fosse posseduta dal demonio e, perciò, fatta esorcizzare da un giovane prete, uno show man più che un canonico predicatore, assolutamente scettico sulla fondatezza delle pratiche esorcistiche, secondo lui volte a recar danno invece che aiutare realmente le persone. Dopo l’iniziale vittoria che sbugiardava la presenza del maligno nella piccola, la ‘bruciante’ sconfitta. Ci rimetterà quella sua pellaccia miscredente…..                                                              Questo secondo capitolo - ancora una volta prodotto da Eli Roth - vede alla direzione il bravo Ed Gass-Donnelly, il quale, a dispetto della tendenza in auge, applica al film un‘inversione di marcia, allontanandosi dal già saturo e stantìo mockumentary, che così bene ha attecchito nel genere horror contemporaneo; riporta indietro le lancette dell’orologio, prediligendo uno stile di regia tradizionale, gustosamente retrò, in cui a dominare sono le claustrofobiche atmosfere, la tensione ben dosata che monta e si mantiene per tutto il tempo del racconto, dove l’orrore entra in scena dalla porta di servizio, deflagra violento ma non manifesto: è velato, separato dal nostro sguardo attraverso vetri crepati di porte e finestre e per mezzo di un montaggio puntuale, capace di ‘sporcare’ l’immagine e farci intuire il gesto di una gola tagliata senza mostrarcelo apertamente e in tempo reale. Poco spazio è lasciato anche alle disturbanti contorsioni innaturali del corpo, tanto estreme nel primo capitolo, quanto più blande ma comunque efficaci in questo successivo. Se nella prima parte (eccellente) viene lasciato ampio spazio allo scavo psicologico, che consente una doppia lettura del film – i sinistri eventi che scalfiscono quella sicurezza finalmente acquisita da Nell, che le ha permesso di saltare il fosso del suo tragico oscuro malsano passato e guardare fiduciosa ad un nuovo concreto positivo inizio, non sono altro che la proiezione delle sue inconsce paure dovute all’inevitabile affacciarsi alla vita in qualità di giovane donna adulta, consapevole responsabile e autonoma – nella seconda, predomina l’aspetto spiccatamente orrorifico. Il film riconosce il genere di appartenenza, gli va incontro a braccia aperte senza indugio alcuno, come fa la stessa (ottima) protagonista, che finisce per cedere al richiamo assordante della propria natura maligna: sceglie se stessa, apre gli occhi, si libera da chi la tiene in catene, esce in strada e va incontro alla vita nelle sue vere vesti, con tutte le conseguenze che questa scelta (o acquisita consapevolezza di sé) comporta. Da non sottovalutare.

Affinità di scrittura con                                                 

Lords
of Salem di Rob Zombie (+ una curiosità: in entrambe le pellicole viene usata una padella di metallo per colpire alla testa il povero ‘intruso’ di turno),                          

Stoker
di Park Chan-wook

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