La recensione su Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan

Secondo Callaghan ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti.

Secondo episodio al cinema dell'ispettore più cazzuto di San Francisco.

Secondo il Maso un poliziesco solido e violento con una trama costruita su di un argomento spigoloso che ancora oggi trova un valido riscontro.

Callaghan deve fronteggiare un sottogruppo del suo dipartimento formato da dei vigilantes che esercitano giustizia sommaria su criminali di ogni tipo, dal politicante corrotto al pappone spacciatore, questo perché la legge concede loro un iter troppo comodo che lascia la possibilità a delinquenti spietati di andare a spasso versando una cauzione neppure troppo salata o semplicemente affidandosi alle cure di uno scaltro avvocato che troverà sicuramente un robusto cavillo sul quale imbastire un muro difensivo.

Su questo argomento Peter Hyams realizzerà un film dal titolo eloquente "Condannato a morte per mancanza di indizi" ma focalizzato più sull'azione di giudici e magistrati che si organizzano in proprio per stecchire quei delinquenti che l'hanno fatta franca, qui invece sono i tutori dell'ordine ad agire e la trama ci fa capire fin da subito chi siano questi giustizieri con il distintivo ma fino all'ultimo ci tiene nascosta l'identità del mastro burattinaio che tira i loro fili, Callaghan dal canto suo dichiara apertamente che per quanto sia scricchiolante questo sistema finché sarà in vigore farà di tutto perché venga rispettato e la sua 44 magnum canta che è un piacere risultando un bel dissuasore per coloro che non la vedono così.

Eastwood è ovviamente in parte ed ovviamente monoespressivo per la maggior parte del tempo ma ha comunque il grande pregio di eseguire tutti gli stunt, anche quelli più rischiosi.

Il film funziona anche perché San Francisco è la città più fotopoliziescogenica della storia ma risente di una regia non particolarmente ispirata e poco spettacolare, questo è dovuto al fatto che Post era sul set un giorno si e tre no e quando non c’era lui ci pensava Clintone o l’aiuto regista Buddy Van Horn, più robusta la sceneggiatura di Milius ispirata da una stesura precedente opzionata per il primo film, l’autore era un certo Terence Malick.

Il tasso di violenza è sempre alto e non a caso il conto dei morti sale a trenta cadaveri tondi, il più elevato nella serie di Callaghan, la scena della puttana uccisa con l’acido dal suo pimp è alquanto disturbante ma come un po’ in tutto il film la regia non illustra bene l’azione, sono più gli attori a far funzionare il tutto: Hal Holbrook è il solito perfetto figlio di puttana che bastona Callaghan per ogni ceffone che giunge a destinazione dalle sue mani, nella squadra dei vigilantes invece Urich e soprattutto Matheson si fanno notare ed entrambi avranno discreta fortuna ma chi veramente capitalizzerà tantissimo da questo ruolo e David Soul che verrà notato dai realizzatori del telefilm Stardsky e Hutch tanto da ottenere il ruolo della sua vita.

La scelta della partner orientale per Eastwood la si deve al crescente numero di fans dagli occhi a mandorla che l’attore stava accumulando.

La scena più gustosa è forse quella della gara di tiro perché orchestrata da una buona regia mentre il finale non mi ha mai convinto fino in fondo: non mi sembra che quel tuffo possa ammazzare qualcuno, me no di certo e poi un film che si intitola Magnum Force deve finire con una 44 Magnum in pompa magna che stende cristiani a destra e a manca.

Secondo me Clintone non conosce i suoi limiti di attore ne tanto meno quelli di regista e questo è uno dei film che illustra meglio il tutto certo che almeno dietro la m.d.p. è migliorato con il crescere ma non esageriamo se no mi faccio quattro risate.