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I pugni in tasca

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su I pugni in tasca

di GIMON 82
10 stelle

Come sgretolare una borghese istituzione come la famiglia,un film che lancia un epoca,un prima e un dopo nel nostro cinema,dietro la macchina da presa c'è un giovane di 26 anni all'esordio assoluto,un nome divenuto col tempo istituzione di un cinema impegnato e ribelle.Marco Bellocchio parte dalle "sue" lande piacentine per raccontare un acuto punto di vista sulla borghesia italica,un ritratto che entra nella psicosi e nel decadimento assoluto,un punto di non ritorno nella societa' italica.Girato nel 1965 è un anticipazione lungimirante o profetica sui venti caldi del 68 i cui figli della borghesia si ribelleranno ai loro padri.Bellocchio ha sempre dichiarato di essersi "formato" nell'azione cattolica di stampo borghese,per i cui dogmi mostrava i segni di un innata ribellione.Le lande piacentine dove vive un indefinita famiglia di alienati,diventa teatro di una repulsione e apatia verso la vita stessa,la civilta' del "boom" e dei consumi ha prodotto "mostri" in serie,incomunicabili e nevrotici.Alessandro incarna perfettamente questa sintesi,un personaggio psicotico e narciso,quasi un homo-inabilis che spezza le vite altrui,concedendosi ad un rapporto controverso e ambiguo con la sorella Giulia.Bellocchio partendo da qui ci mostra la chimica di un cinema nuovo,come un Orson Welles italico sforna un capolavoro atipico,destrutturato in una regia nervosa e dal tocco amaro."I pugni in tasca" è un manifesto di ribellione sociale attraverso la "distruzione" dell'istituzione della famiglia,la borghesia mostrata da Bellocchio è un qualcosa di fasullo,un trucco effimero che maschera mostri,l'incomunicabilita' mostrata da Antonioni è percettibile anche qui,nei pranzi familiari mostranti un "mutismo" lacerante e doloroso che sconfina nel tragico.L'opera prima del giovane Bellocchio è una sintesi asfittica del malcostume che imperera' negli anni a venire,un coraggio registico innervante l'intera pellicola,di uno stampo decadente e "scandaloso" per quei tempi,ma la potenza è tutta nel non nascondere nulla,del pattume nascosto anche in istituzioni calde e accoglienti.La famiglia "Bellocchiana" diviene un utopia disperata,esaltata dalle recitazioni eccelse degli interpreti,da Lou Castel a Paola Pitagora,messaggeri col giovane Bellocchio di uno sfacelo sociale e culturale di matrice italica.....

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