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Psyco

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Bates

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Psyco

di Bates
10 stelle

La sottile messa in scena della morte.

Psycho non si sarebbe nemmeno dovuto realizzare, dato che nessun produttore era disposto a finanziarlo, ritenendolo esagerato per i tempi. Ma Hitchcock, rimasto entusiasta dal libro di Robert Bloch da cui poi trasse il film, decise di osare. Chiamò gli addetti ai lavori della sua serie "Hitchcock Presenta" per ridurre il più possibile i costi e, con una scenografia essenziale, realizzò il capolavoro totale.
Psycho è lo stupefacente esempio di come sia possibile fare la Storia senza usare ridondanti effetti speciali, ma lavorando solo con l'ingegno. Realizzato in uno splendido bianco e nero (scelta forzata, per evitare la severa censura dell'epoca), mette in scena la violenza senza neanche bisogno di esplicitarla, ma lasciandola a immaginazione dello spettatore. In effetti, durante l'immortale scena della doccia (che richiese sei giorni di riprese, consistente di 72 posizioni della cinepresa, con ben 35 inquadrature differenti per i soli 22 secondi dell'accoltellamento), i fendenti al corpo di Marion Crane non sono diretti: non si vede la lama penetrare la carne, ma si idealizza che sia così. Un'efferatezza soltanto presunta, ma in grado di terrorizzare e segnare un'epoca, anche grazie a una mirabolante colonna sonora, firmata Bernard Hermmann. Fu lui a convincere Alfred a usarla anche per la suddetta scena, mentre inizialmente il regista voleva girarla senza.
Ma Psycho è altro. Gelido come un cimitero, estremamente pulito da un punto di vista tecnico e fotografico, dona inquietudine dall'inizio alla fine, gioca con i riflessi, crea effetti di luci e ombre, usa simbolismi, mantiene costante una tensione latente che poi deflagra come un ordigno nelle tre sequenze principali: la già citata doccia, l'assassinio di Arbogast e il ritrovamento in cantina.
Bellissimo il modo in cui si fa morire Arbogast: la scena viene ripresa con un'angolatura appena sopra la sua testa, mentre l'attore si trova in piedi su una sedia. Quindi un addetto alle riprese dà dei colpi a una gamba della sedia per farla muovere davvero e dare così maggiormente l'impressione che l'investigatore perda realmente l'equilibrio, perché in effetti il supporto sotto i suoi piedi traballa sul serio. Poi, con un'abile regia, si dà l'effetto di caduta all'indietro.
Tre scene esplosive, da cardiopalma, tutte accompagante dalle agghiaccianti musiche di Hermmann. E l'unico "effetto speciale" usato è della cioccolata fusa per simulare il sangue sotto la doccia. Ingegno vero, senza fronzoli. Clamoroso esempio di cinema puro, che ha sedotto intere generazioni di regisiti, Psycho, che costò appena 806.000 dollari dell'epoca e incassò 50 milioni è, a mio avviso, il film più influente della storia cinematografica. Copiato, imitato, omaggiato, citato, parodiato da un'infinità di registi, ha messo in scena il terrore puro celando abilmente la crudeltà, con semplicità. Così come è semplice e indimenticabile la recitazione degli attori, su tutti, ovviamente, Janet Leigh/Marion Crane e Anthony Perkins/Norman Bates. 

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