Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Marion vive la sua vita di single, innamorata di un uomo sposato che non sembra avere intenzione di divorziare, segretaria e tuttofare presso un'agenzia immobiliare. L'occasione di avere per le mani 40mila dollari in contanti le fa sognare un cambio epocale nella sua esistenza e così, pur fra tanti dubbi, fugge dalla città con quella cifra finendo a ripararsi alla sera in un motel a causa di un temporale improvviso. Qui conosce il gestore Norman Bates, dai modi gentili e cortesi, ma con una inquietante storia familiare...
Tratto dal romanzo del 1959 di Robert Bloch, il film nasce da un progetto fortemente voluto da Hitchcock e inizialmente rifiutato dalla Paramount. Pare che si potè realizzare grazie ai proventi ottenuti dal Regista grazie alla sua serie TV in onda dal 1955 (Alfred Hitchcock presenta). Il Maestro britannico affrontò ancora una volta il tema del doppio e dello sdoppiamento, che aveva cominciato a rappresentare più volte, da La Donna che visse due volte fino a Marnie.
Realizzato in un asettico bianco e nero, quasi a proseguire lo stile televisivo da lui in quegli anni usato o forse per ridurre le spese al minimo, ancora una volta Hitchcock ci affascina con i suoi sorprendenti movimenti di macchina che con i cambi improvvisi di angolatura insieme con gli stacchi fra i dialoghi propongono la rappresentazione delle svariate sfaccettature della realtà, ma soprattutto della mente umana.
Psycho ce lo ricorderemo per la famigerata scena della doccia: la sua potenza è paragonabile all'effetto sul pubblico causato dalla ripresa del treno in arrivo alla stazione da parte dei Fratelli Lumiere, visto che tanta gente confessò di non riuscire più a fare la doccia dopo aver guardato la pellicola.
Qui il grande Hitch usò il montaggio "intensivo" con piani medi, primi piani, finendo con il particolare ed il dettaglio ad illustrare il numero particolarmente elevato delle inquadrature. La macchina da presa pare penetrare la tendina di plastica ed effettuare la doccia con Marion, mentre la efficacissima colonna sonora di Hermann fa crescere la suspense, fino al momento clou che il Regista non ci fa vedere, ma solo immaginare.
Il personaggio di Bates, nel contempo efferato ed attraente, in un certo senso imprigionò il bravo Anthony Perkins, attore teatrale che da allora non riuscì più a scrollarsi di dosso quel personaggio che pure lo aveva portato alla fama mondiale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta