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La vita di Adele

Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La vita di Adele

di ethan
6 stelle

 

'La vita di Adèle' di Abdellatif Kechiche, premiato con la Palma d'Oro a Cannes nel 2013, suscitò un certo clamore, grazie soprattutto alla tanto chiacchierata scena di sesso spinto tra le due donne protagoniste, ma per me risulta più clamoroso ancora il fatto che questo film abbia vinto il premio più importante a scapito di pellicole come 'Venere in pelliccia' di Polanski oppure 'Solo gli amanti sopravvivono' di Jim Jarmusch, totalmente ignorate dalla giuria presieduta da Steven Spielberg.

Il film, tratto dal romanzo a fumetti 'Il blu è un colore caldo' di Julie Maroh, narra la storia di Adèle (nel romanzo si chiama invece Clémentine), una liceale appassionata di letteratura che dapprima frequenta un ragazzo suo coetaneo ma poi si invaghisce di Emma, una studentessa di Belle Arti, con la quale instaurerà una focosa relazione amorosa.

Il quinto lungometraggio del regista franco-tunisino, a mio avviso, contiene pregi e difetti riscontrati costantemente all'interno della sua produzione, ad eccezione di 'La schivata', che ritengo il suo lavoro migliore: se da un lato la messa in scena è molto curata, con un ampio uso di primi e primissimi piani, un buon gusto nella composizione di ogni singola inquadratura e un ritmo che, nonostante le tre ore, non viene mai meno, dall'altro affiora una sensazione di una certa freddezza di fondo e di una difficoltà nel mettere a fuoco i tanti temi sviscerati dalla sceneggiatura e le tante anime in esso contenute.

'Adèle' parte come una ricerca sull'identità sessuale della protagonista, devia verso una relazione lesbica ai limiti dell'hard per poi sfociare verso una storia d'amour fou - certamente la parte più debole - vista, stravista e meglio narrata in altri film (basta prendere quasi a caso un film di Truffaut, 'Jules e Jim' o magari 'La sirène du Mississippi' o ancora 'La signora della porta accanto').

L'inizio è davvero confortante, ricorda 'La schivata', con la giovane e i suoi compagni di classe a discernere di letteratura sul testo di Marivaux 'La vita di Marianna' con il proprio insegnante e poi la stessa con un altro studente di un'altra scuola, a parlare anche qui di libri ed instaurare una relazione, subito troncata sul nascere per la semplice curiosità, dopodiché l'interesse e poi l'esplosione di sentimenti nei confronti di Emma (Lea Seydoux), ragazza dai capelli blu: tutto è visto attraverso il volto spaesato, ancora acerbo ma molto espressivo di Adèle (la quasi esordiente e straordinaria per spontaneità Adèle Exarchopoulos), inquadrato in prevalenza in primo piano, alternato a riprese in cui la giovane viene pedinata come in un film dei fratelli Dardenne.

La seconda parte è introdotta da sequenze che mostrano la diversa provenienza ed estrazione sociale delle due rispettive famiglie, evidenziate da cene diametralmente opposte: mentre a casa di Emma i commensali sono degli aristocratici un po' snob le portate sono a base di ostriche e si discute di pittura, a casa di Adèle si serve una più sostanziosa pasta alla bolognese, la gente è semplice  e gli argomenti sono più pratici, come il lavoro. Poi si passa alla tanto decantata scena hard, che doveva essere il 'piatto forte' del film e, al contrario, è un'occasione mancata poiché la trovo quanto di meno passionale ed erotico e al tempo stesso di più artefatto si possa filmare, con i corpi delle due giovani donne impegnati in evoluzioni e contorsioni più 'ginniche' che sessuali, al termine della quale, le due paiono più sfinite e spossate che appagate.

Infine, la terza parte ricorda in tutto e per tutto una qualsiasi relazione amorosa vista più volte sullo schermo, con gli alti e bassi, le schermaglie, le gelosie, i tradimenti, la conclusione di un rapporto ed i tentativi (vani) di riallacciarlo ma è ancora unicamente attraverso gli sguardi attoniti di Adèle, le sue lacrime e i suoi singhiozzi, la sua presenza in generale, che si fa tutt'uno con l'ambiente che la circonda, come la scuola dove nel frattempo ha iniziato ad insegnare, che viviamo qualche momento di buon cinema; al contrario, quando riappare Emma, ormai appagata sia sentimentalmente con una nuova compagna sia professionalmente grazie ad un'esposizione di suoi quadri, la storia perde ancora di originalità e freschezza, con la riproposizione stantia di un microcosmo fatto di persone artefatte, finte, dalle quali Adèle, finalmente si distacca ma torna di nuovo sola.

Un film con luci ed ombre, sicuramente sopravvalutato, che fallisce nella componente 'scabrosa' ed il cui merito maggiore sta nell'aver dipinto un bel ritratto di una giovane alla disperata ricerca di se stessa, incarnata splendidamente dalla promettente Adèle Exarchopoulos.

Voto: 6.

 

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